L'introduzione della moneta unica europea è una vera e propria rivoluzione incruenta: per la prima volta, infatti, un gruppo di Stati rinuncia spontaneamente alla propria sovranità monetaria (cioè al diritto di battere moneta) delegandola a un soggetto sovranazionale.
Di fronte a un evento di questa portata, tutte le componenti della società si trovano nelle condizioni di dover adeguare il proprio modo di pensare e di agire. Il sistema bancario italiano, per esempio, ha dovuto confrontarsi con una dinamica dei tassi di interesse in rapida discesa, a causa dell'allineamento delle economie europee e del conseguente adeguamento del costo del denaro nel nostro paese ai valori di riferimento degli altri paesi europei. «Ciò ha già comportato, per le banche,» afferma Alfredo Santini, «la necessità di rivedere il proprio modo di operare sul mercato dell'intermediazione del denaro, per poter affrontare con successo una concorrenza nazionale ed internazionale sempre più agguerrita, e una clientela sempre più attenta ed esperta.»
L'efficienza operativa è così diventata l'unico strumento che permette alla banca di sopravvivere. Solo le banche più efficienti, infatti, saranno in grado di offrire alla propria clientela i prodotti migliori, le condizioni più vantaggiose, i servizi più innovativi. E solo le banche più efficienti saranno in grado di remunerare adeguatamente il capitale che gli azionisti hanno investito. Ma anche la clientela delle banche ha dovuto adattarsi a una situazione del tutto nuova. L'abbassamento dei tassi di interesse, l'apertura dei mercati finanziari internazionali e l'eliminazione del rischio di cambio hanno allargato gli orizzonti del risparmiatore, ma hanno anche reso più complesse e delicate le decisioni di investimento: se le forme tradizionali di investimento non sono più sufficienti a garantire rendimenti accettabili, il passaggio a forme più remunerative di gestione del risparmio comporta spesso un aumento del rischio.
«Per questa ragione,» continua Santini, «il risparmiatore, che ha acquisito una maggiore consapevolezza finanziaria, sta abbandonando progressivamente il cosiddetto "fai-da-te", per rivolgersi sempre più frequentemente alla professionalità e all'affidabilità di gestori qualificati, come quelli che operano presso la Cassa di Risparmio di Ferrara. Il 1998 ci ha anche offerto un chiarissimo esempio di che cosa significa, in termini di rischio e di volatilità degli investimenti, questo nuovo corso economico continentale e mondiale.
Le crisi dei mercati orientali e sudamericani hanno bruciato in poche settimane ingenti risorse finanziarie e hanno avuto ripercussioni diffuse in tutto il pianeta. Non pochi sono stati gli investitori italiani che, in quel frangente, hanno rimpianto le proprie scelte di investimento.»
Il nuovo contesto economico ha reso più difficile prendere le decisioni giuste al momento giusto e il richiamo di rendimenti elevati rischia di compromettere la solidità di portafogli non adeguatamente diversificati e pianificati.
Avendo puntato su un qualificato servizio di assistenza nella pianificazione finanziaria, le banche, e le Casse di Risparmio in particolare, nonostante la sempre più massiccia presenza di operatori atipici nel settore finanziario, continuano a riscuotere la fiducia dei risparmiatori. «Nel caso della Cassa di Risparmio di Ferrara,» rammenta il presidente, «questa fiducia ha significato, nel 1998, un volume di risparmio gestito, nelle sue diverse forme, passato in un anno dal 31,12 per cento del totale raccolta indiretta al 46,36 per cento del 31 dicembre scorso, raggiungendo complessivamente i 2,500 miliardi di lire. Particolare successo hanno conseguito i fondi comuni di investimento, con una crescita del 127,02 per cento; mentre la nuova proposta delle Gestioni Patrimoniali in Fondi, avviata nella seconda metà dell'anno, ha raccolto in pochi mesi oltre 250 miliardi di lire.»
Anche le imprese si sono dovute confrontare con la nuova realtà monetaria e con gli effetti delle crisi finanziarie d'oltreoceano. Le esportazioni hanno rallentato la loro crescita, sia per la pressione competitiva dei mercati asiatici e sudamericani (accentuata dal crollo valutario), sia per il rafforzamento relativo della lira, in quanto componente dell'euro. La produzione industriale ne ha risentito, così come il Prodotto Interno Lordo, che è cresciuto solo dell'1,45 per cento, contro il 2,5 per cento indicato come obiettivo nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria. «Ciò nonostante, il bilancio dell'annata, per l'economia ferrarese, è stato positivo, anche se si sono, purtroppo, indeboliti i segnali di ripresa evidenziati dal mercato locale del lavoro nel corso dell'anno precedente.»
Il disegno strategico di una banca locale in un contesto così delicato deve enfatizzare il vantaggio competitivo derivante dalla approfondita conoscenza del territorio, che consente di interpretare al meglio le esigenze dei diversi segmenti di clientela, analizzandone le prospettive di sviluppo e monitorandone attentamente i rischi. «Non sembri, questo, in contraddizione con la necessità di adeguarsi a prospettive continentali, se non addirittura globali: il legame con il territorio è ciò che permette a una banca di continuare a rappresentare il punto di riferimento per la clientela; smarrire queste radici significa perdere il riferimento con il proprio mercato. Solo questo permette di conquistare nuove quote di mercato in tutti i settori del credito: alle famiglie consumatici, a quelle produttrici, ai professionisti, alle imprese dei diversi comparti, in agricoltura come nel commercio, nell'industria come nell'artigianato.»
Nel caso della Cassa di Risparmio di Ferrara, questo ha significato 2.000 miliardi di impieghi alla clientela, con un incremento di oltre il 20 per cento rispetto all'esercizio precedente. La percentuale degli impieghi sul totale dell'attivo risulta del 58,78 per cento contro il 48,25 per cento del precedente esercizio, confermando l'impegno della Cassa di Risparmio di Ferrara per lo sviluppo del territorio e, in particolar modo, delle attività produttive. Ma, spiega Santini, «a fronte di una forte espansione dei volumi è necessario evitare che insorgano eccessivi rischi di controparte. Funzione della banca è, dunque, mediare fra la necessità di erogare credito al fine di favorire lo sviluppo economico del territorio che presidia, e quella di garantire solidità e solvibilità ai risparmiatori che le hanno dato fiducia.»
In questi ultimi anni, la Cassa di Risparmio di Ferrara ha dedicato una particolare e costante attenzione alla qualità del credito e ai rischi connessi, distribuendo la crescita nei diversi settori di attività economica ed operando un frazionamento del rischio, sia sotto il profilo qualitativo che sotto quello quantitativo. «Ciò ha permesso di mantenere le sofferenze e gli incagli su livelli estremamente contenuti rispetto agli impieghi: infatti i principali indicatori risultano in diminuzione rispetto al precedente esercizio. Il rapporto sofferenze/impieghi al lordo delle svalutazioni è passato dal 3,50 al 3,24%, mentre quello incagli/impieghi dal 3,08 al 2,88%, rimanendo ben al di sotto delle medie di sistema.»
Nella attuale congiuntura, non è possibile accontentarsi di una annata positiva: il settore bancario vive una competizione sempre più serrata fra i diversi istituti e comincia ad avvertire l'aggressione di operatori non bancari.
Se si vuole mantenere la propria posizione di leadership bisogna migliorare costantemente la propria efficienza operativa.
Non è cosa facile: le banche, oggi, si trovano nella necessità di dover risolvere l'apparente contraddizione tra la necessità di contenere i costi per raggiungere un elevato livello di efficienza economica e le istanze di una clientela sempre più esigente in termini di qualità del servizio.
Per riuscire in questo difficile compito, la Cassa di Risparmio di Ferrara ha individuato alcune priorità operative attorno alle quali concentrerà il massimo delle proprie risorse: «per il mercato delle famiglie, l'obiettivo è ampliare i servizi di risparmio gestito, completando la gamma di prodotti e proponendo un'offerta sempre più qualificata di sercizi di consulenza per la pianificazione del risparmio, senza peraltro dimenticare le crescenti esigenze di finanziamenti per consumi durevoli o acquisto di immobili,» spiega Santini.
«Nel settore delle imprese, siamo determinati a rafforzare il nostro ruolo di "banca di riferimento" per le realtà di piccole e medie dimensioni, accentuando l'operatività non solo sul credito, ma anche nel parabancario, con un forte valore aggiunto in termini di consulenza.»
In linea generale, comunque, la Cassa dì Risparmio di Ferrara avverte la necessità di reimpostare il proprio assetto organizzativo, indirizzandolo verso una più accentuata vocazione commerciale: questo significa accelerare i processi decisionali, raggiungere un livello superiore di efficienza e di qualità dei servizi.
Ma significa anche ridisegnare la struttura aziendale, formulando un nuovo organigramma, imperniato su otto nuove Aree territoriali, alle quali verranno affidate ampie responsabilità gestionali, proprio con l'obiettivo di garantire alla clientela decisioni tempestive ed efficacia nell'operatività quotidiana.
«A ogni area sono stati assegnati specialisti nella gestione dei rapporti con le imprese e gestori di grandi patrimoni, con l'intento di fornire consulenza particolarmente qualificata. A supporto di queste attività è stato rafforzato l'ufficio Corporate, che potrà intervenire direttamente nei confronti delle imprese per le operazioni più complesse e sofisticate. Inoltre, abbiamo creato l'Ufficio Risanamento Posizioni Critiche, con lo specifico obiettivo di sostenere la clientela in difficoltà.
Quest'ultima iniziativa è espressione di una filosofia di gestione dei rapporti con le imprese orientata a valutare attentamente l'assunzione di rischio, pur in un'ottica di forte integrazione e collaborazione con la clientela, per la quale la Cassa vuole essere, come detto, la "banca di riferimento". Il disegno si completa con la ripartizione della struttura in due macro aree (Affari e Amministrazione Risorse), coordinate da un Vice Direttore Generale, e con il rafforzamento delle attività di auditing e controllo, in staff alla Direzione Generale.»
Tutto questo comporta una particolare attenzione alle risorse umane, con un forte investimento nell'attività di formazione.
«L'azione della Cassa continuerà, dunque, a essere caratterizzata dalla costante attenzione al cliente; le innovazioni introdotte favoriranno la crescita della clientela, con effetti positivi per l'intero tessuto locale e consentiranno alla banca un maggior controllo della propria attività, incrementando le prospettive di creazione di valore per gli azionisti e per i clienti.»
La concretezza di questi programmi trova conferma nell'attenzione degli investitori. Sono oltre mille, infatti, le domande di acquisto di azioni della Cassa da soddisfare, mentre il valore del titolo, dopo l'avvio del nuovo sistema di scambio e formazione del prezzo, è passato da 22.000 a oltre 27.000 lire per azione.
Di fronte a un nuovo scenario, quindi, la Cassa di Risparmio di Ferrara ha saputo trasformarsi, adattando non solo le strutture organizzative, ma il modo di pensare, di rapportarsi con il mercato di riferimento.
«E in uno scenario in continua evoluzione, solo la capacità e la rapidità con cui ci si adegua al cambiamento possono garantire la sopravvivenza e il successo. Il nuovo spaventa,» dichiara Alfredo Santini. «Il vero coraggio è non avere paura del nuovo.»
Il prossimo passo, per la Cassa e per la Fondazione della Cassa di Risparmio di Ferrara sarà un passo obbligato: «il decreto delegato sulle Fondazioni di origine bancaria, se confermato nell'attuale testo, concede un tempo definito per la dismissione delle partecipazioni di controllo. Si tratta di un'occasione straordinaria per far crescere il sistema bancario nazionale e le Casse di Risparmio coinvolte attraverso l'ingresso nel loro azionariato di nuovi soggetti, che possano, insieme al capitale, apportare una nuova ricchezza di idee, modelli, visioni e interpretazioni.
Ogni Fondazione valuterà, nella sua autonomia, la strada più opportuna da intraprendere, ma è auspicabile che lo faccia nel rispetto delle tradizioni, della storia e della cultura dell'istituto di credito che controlla.
Alle Casse di Risparmio, ai loro amministratori, ai loro manager, ai loro dipendenti, spetta ora il non facile compito di fare in modo che le Fondazioni, nelle future trattative, si presentino con l'orgoglio di chi sa di poter mettere sul tavolo banche efficienti, innovative e moderne.
Come la Cassa di Risparmio di Ferrara.»
La Cassa di Risparmio di Ferrara in cifre
(dati espressi in milioni di lire)
31/12/97 | 31/12/98 | Var. % | |
Patrimonio netto compreso Fondo Rischi Bancari Generali | 380.418 | 394.255 | +3,64 |
Raccolta diretta da clientela (al netto pronti contro termine) | 2.172.985 | 2.305.605 | +6,10 |
Raccolta indiretta da clientela | 4.926.313 | 5.382.070 | +9,25 |
Totale massa amministrata (al netto pronti contro termine) | 7.099.298 | 7.687.675 | +8,29 |
Impieghi economici (al netto pronti contro termine) | 1.595.425 | 1.961.706 | +22,96 |
Risultato lordo di gestione | 66.828 | 86.556 | +29,52 |
Utile ante imposte | 40.224 | 63.103 | +56,88 |
UTILE DI ESERCIZIO | 21.004 | 23.002 | +9,51 |
R.O.E. (ante accantonamento al Fondo Rischi Bancari Generali) | 5,52% | 8,03% | +45,37 |
Dividendo unitario | 520 | 676 | +30% |