Quando Buffalo Bill venne a Ferrara

Scritto da  Linda Mazzoni, Claudio Gualandi

La copertina dell'opuscolo venduto durante gli spettacoli del Wild West Show in Italia.Il West in piazza d'Armi: cow-boys, cow-girls, cavalli, indiani e pistoleri nel primo mega show americano d'esportazione

 

I bambini non credono sempre agli adulti. Negli anni Cinquanta, una nonna raccontava al nipote, a letto con l'influenza: "Sai Claudio che tanti anni fa, ero una ragazza, è venuto Buffalo Bill a Ferrara, e ho visto il suo circo in Piazza d'Armi." Una bugia, sospettava il bambino; Buffalo Bill altro non era che un personaggio da fumetto.

Eppure, quella memoria avrebbe lasciato un segno sul futuro ricercatore di storia del circo. Da adulto, avrebbe scoperto che quell'eroe leggendario non solo era stato un uomo in carne ed ossa, ma aveva davvero calpestato le strade della nostra città.

 

William Frederick Cody, infatti, nacque nell'Iowa, nel 1846. Fin da bambino si trovò nella necessità di provvedere a se stesso e alla famiglia che, dopo un trasferimento nel Kansas, si era ridotta in miseria. Will Cody, come lo chiamavano, aveva imparato presto a cacciare e a piazzare trappole.

Una fotografia dello spettacolo Wild West Show tenutosi a Ferrara nel 1906.A undici anni, in grado di cavalcare come un adulto, partì al seguito di una carovana armato di un fucile Mississipi Yaeger. Era il suo primo impiego: il vitto, più 40 dollari al mese versati nelle mani della madre. Conobbe così, lungo le piste battute dagli emigranti alla conquista di un pezzo di terra, la vita del West, pericolosa, ma affascinante agli occhi di un ragazzino che cresceva a stretto contatto con indiani e scout del calibro di Kit Carson.

A 18 anni, Cody, ormai uno dei migliori corrieri a cavallo di tutto il Pony Express, si arruolò nel settimo reggimento del Kansas e iniziò la sua carriera di scout con l'esercito e sotto il generale Custer. Nel frattempo sposatosi, con i soldi guadagnati, forse per amore della moglie, tentò di acquistare e gestire un albergo. Non fu un buon affare,Will Cody non era tagliato per quella vita stanziale. Firmò allora un contratto come cacciatore di bufali per la Union Pacific, la società che stava costruendo la ferrovia di collegamento tra New York e San Francisco.

 

Gli indiani del Wild West Show.In pochi mesi, il numero di bufali uccisi, per sfamare il migliaio di operai della ferrovia, fu talmente elevato da meritargli il soprannome con cui sarebbe diventato famoso: Buffalo Bill. Uomo dalla personalità esuberante e magnetica, cavallerizzo temerario ed eccelso tiratore, sapeva trasformarsi da selvaggio esploratore a elegante, quanto stravagante, uomo di società.
I suoi racconti leggendari nei circoli sofisticati incuriosirono Ned Buntline, uno scrittore di romanzi popolari che fece la fortuna propria e di Buffalo Bill consacrandolo nel racconto "Il re della frontiera".

Nel 1872, Cody, comprendendo la propria vocazione, si stabilì a New York per iniziare la carriera di uomo di spettacolo. Riunì intorno a sé cow-boys, indiani (si pensi che riuscì a ingaggiare Toro Seduto), pistoleri, ma anche donne, come l'unica cow-girl Anne Oaklei, per esibirsi insieme a lui in uno dei più grandi Wild West Show che avesse attraversato gli Stati Uniti. Lo spettacolo, inizialmente, ebbe anche l'aiuto di Barnum, specializzato nell'organizzare gli spostamenti veloci dei grandi circhi.

 

 

La ricostruzione della battaglia di Little Big Horn.Nel 1887, Buffalo Bill e una troupe formata da più di duecento uomini affrontarono la traversata oceanica per esibirsi a Londra, accolti dalla regina Vittoria. Il successo fu tale che solo alcuni anni dopo il circo partì di nuovo per il vecchio continente con una tournée dalla macchina organizzativa eccezionale, per l'epoca. Ogni tappa era preceduta da una campagna pubblicitaria senza uguali. Già una settimana prima dello spettacolo, i negozi delle città esponevano souvenir e cartoline dello show.
Dopo una stagione estiva a Parigi, fu la volta della Spagna e dell'Italia. Napoli, prima città italiana del tour, riuscì a stupire il colonnello Cody (un grado onorario che palesò sempre con orgoglio): un napoletano aveva contraffatto più di duemila biglietti per i posti riservati, creando grande scompiglio.

 

 

Una cartolina dell'epoca.Buffalo Bill tornò in Europa con il Wild West Show nel 1902, per una seconda tournée, prevista di quattro anni.
A Ferrara giunse nel 1906 e provocò lo stesso scalpore sperimentato ovunque. La "Gazzetta Ferrarese" dall' 8 al 13 aprile di quell'anno riportava molte pubblicità dell'avvenimento, programmi e articoli di critica dello spettacolo.
Il 6 aprile, "La Rivista - Giornale democratico" sottolineava la rèclame grandiosa fatta di cartelli...cartelloni che non lasciavano uno spazio libero in tutta la città.
Alla notizia della venuta del circo, molti ferraresi corsero a vedere l'arrivo delle carrozze ferroviarie ("4 treni per due chilometri e mezzo"), spettacolo nello spettacolo, per assistere alle "fasi di scarico di tutta l'enorme quantità di materiali, attrezzi, cavalli".

 

Una pubblicità dello spettacolo.Non mancò un drammatico incidente mortale, riportato dalle cronache: un giovane facchino svizzero, al seguito della troupe, proprio davanti alla stazione perì schiacciato nello scivolamento di un carro. Colpì l'apparente freddezza dei suoi compagni che, lasciando ad alcuni ferraresi l'onere di occuparsi del poveretto, tornarono presto alla loro attività.

Un'attività febbrile dove ogni uomo, attento al proprio compito, doveva garantire la costruzione di tutte le immense tende che fungevano da cucina, stalle, abitazione, riparo per gli spettatori. E, ancora, l'innalzamento delle scenografie di sfondo, dipinte con paesaggi del Wyoming. Tutto questo nell'arco di poche ore.

 

 

L'assalto alla diligenza.In Piazza d'Armi, moltissimi curiosi, accorsi anche dalla provincia con tutti mezzi, dalla bicicletta al biroccio, all'automobile, per acquistare i biglietti di ingresso, poterono ammirare "la precisione e la lestezza con cui l'esercito di silenziosi garzoni" procedettero "al conficcamento nel suolo di migliaia di piccoli pali in legno e di ferro".
Tutto sembrava moltiplicabile per le centinaia e le migliaia. Oltre agli artisti, vi era un esercito di cuochi, beccai, tagliatori, camerieri, operai. Si potevano calcolare metri e metri di corda, di tendaggi, di pali, picchetti....500 cavalli e tanta gente diversa da ammirare per la prima volta da vicino: cosacchi, giapponesi, indiani; questi ultimi così "poco attraenti creature", in particolar modo le donne, "tarchiate, dalla faccia quasi maschile".

 

 

Uno spettatore che assiste al Wild West Show.Buffalo Bill doveva giungere in seguito, con il suo treno personale, alle 13,00, ma c'era chi giurava di averlo visto entrare in città molto prima in una "superba carrozza a due cavalli".

A Ferrara erano previsti solo due spettacoli, concentrati in un unico giorno e garantiti anche con il brutto tempo: uno alle 14,30 e uno alla sera alle 20,00 illuminato da una potente macchina della compagnia stessa.

Un vasto programma comprendeva banda musicale di cow-boy, parata di tutti i cavalieri con uscite coreografiche e spericolate, ricostruzione della battaglia del Little Big Horn, assalti degli indiani alle diligenze e in particolare alla Dead-Wood Mail Coach, rodeo e poi Buffalo Bill che "alla sua rispettabile età, al galoppo colpiva ancora 23 volte su 25 le palle - di vetro - lanciategli da un indiano, pure a cavallo". E tanto altro ancora aveva attratto "chi dice otto, chi dieci chi dodicimila spettatori".

Un successo di cassetta che aveva incantato gli ammiratori e, come sempre, stimolato qualche critica all'amministrazione comunale: "Buffalo Bill a Ferrara incassò circa 40.000 Lire ed il Comune per tassa posteggio non si fece pagare che Lire 50. Pochino davvero!"

Alle 21,30 si spegnavano le ultime luci sullo spettacolo serale e già alle 23,30, nell'arena della vasta Piazza d'Armi, non rimaneva più nulla dello sfarzo del Circo di Buffalo Bill, che se ne andava lasciando in ricordo la sua aura leggendaria.