Un'ottantina i film da lui interpretati a partire dal 1913 con Il delitto della via Nizza, dopo un'intensa attività teatrale, prima con la compagnia dialettale veneta di Emilio Zago e successivamente con quelle di Gustavo Salvini, Ermete Zacconi, e per ben nove anni con Eleonora Duse con la quale recitò in tutte le capitali d'Europa e d'America. Fra i suoi film più famosi: Carnevalesca (1917), La principessa Giorgio (1919), Anima allegra (1919), La biondina (1919), L'uomo e la donna (1922), Coiffeur pour dames (1923), Vide Napoli, e poi...morì (1924), La casa degli scapoli (1924), Scampolo (1928), Pergolesi (1932), Ballerine (1936).
Una quarantina di film li interpretò in Germania, dove emigrò nel 1924 a causa della crisi del cinema italiano, diventando un beniamino del pubblico tedesco, cosa che gli permise di lavorare anche in Francia e in Austria.
Ritornato in Italia, divenne anche regista, realizzando, con la "Safa" di Roma, della quale era diventato direttore generale, il film Solitudine (1941) che ebbe scarsa diffusione.
Nativa di Quacchio (1919) è Adriana Benetti. Dopo aver conseguito l'abilitazione alle Scuole Magistrali di Ferrara, frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, esordendo poi nel cinema, nel ruolo di protagonista, nel film Teresa Venerdì (1941) di Vittorio De Sica. Interpretava il ruolo di una fanciulla ingenua e candida, velata di una tenera malinconia. Un personaggio che caratterizzò la maggior parte delle sue interpretazioni.
Con Vittorio De Sica, la Benetti interpretò anche Quattro passi fra le nuvole, dove recitava il ruolo di una ragazza in stato interessante che viene perdonata dai genitori grazie all'intercessione di un commesso viaggiatore (Gino Cervi) conosciuto in corriera. In Avanti c'è posto (1942) di Mario Bonnard è una cameriera derubata sull'autobus, della quale s'innamora il bigliettaio (Aldo Fabrizi).
Fra i film da lei interpretati, di rilievo il ruolo in Quartieri alti (1943) di Mario Soldati, Gente dell'aria (1943) di Esodo Pratelli e Tombolo, paradiso nero (1947) di Giorgio Ferroni. Una trentina in totale i film da lei interpretati sia in Italia sia in Spagna e in Argentina. L'ultimo è Le diciottenni (1956) di Mario Mattoli, dove rivestiva un ruolo di secondo piano. Da allora, piuttosto che essere relegata in ruoli minori, decise di ritirarsi dallo schermo.
Dal teatro, dove aveva fornito celebri interpretazioni, proviene Gualtiero Tumiati (Ferrara 1876, Roma 1971) che esordisce nel cinema nel 1942 con Malombra di Mario Soldati. Ha interpretato poi ruoli secondari, tutti finemente tratteggiati.
Una trentina i film interpretati. Di grande rilievo l'interpretazione del vecchio vignaiolo avaro Felix Grandet in Eugenia Grandet (1946) di Mario Soldati; quella del padre del brigante romagnolo Stefano Pelloni (Rossano Brazzi) in Il passatore (1947) di Duilio Coletti; di un sacerdote in I figli di nessuno (1951) e in Chi è senza peccato (1952), entrambi di Raffaello Matarazzo, interpretati dalla celebre coppia Amedeo Nazzari - Yvonne Sanson. Una grande interpretazione, Gualtiero Tumiati la offre in Processo alla città (1952) di Luigi Zampa, film che con coraggio denuncia la piaga della camorra napoletana.
Da ricordare ancora: La figlia del capitano (1947) di Mario Camerini, Daniele Cortia (1947) di Mario Soldati, Il ladro di Venezia (1950) di John Brahm, Don Camillo (1952) di Julien Duvivier, Ulisse (1954) di Mario Camerini, Guerra e Pace (1956) di King Vidor, Rigoletto e la sua tragedia (1956) di Flavio Calzavara. Ormai cieco, si ritirò dall'attività nel 1958. Ma nel 1969, a 93 anni, tornò sul palcoscenico della Scala per interpretare il ruolo del cieco Tiresia nell'Edipo Re.
Figura di primo piano in teatro e in recital poetici, è ancora oggi, a ottantotto anni, Arnoldo Foà, nato a Ferrara nel 1916. Nel cinema, è interprete di una cinquantina di film.
Avesse ascoltato il regista Alessandro Blasetti non sarebbe divenuto attore. Infatti, quando, quasi ventenne, si trasferì a Roma per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, egli cercò in ogni modo di dissuaderlo perché non gli sembrava possedere i requisiti per diventare attore. Arnoldo Foà non si diede per vinto e reagì con fermezza a questo giudizio. La sua presa di posizione gli guadagnò la simpatia del regista che sostenne poi con vivacità il suo diritto all'ammissione al Centro.
Sopravvenne, però, un altro ostacolo. Si era nel 1938, e il direttore del Centro Luigi Chiarini gli comunicò con vivo rammarico che doveva espellerlo, per ragioni razziali, perché ebreo. Ancora una volta non si arrese e divenne il sostituto numero uno d'Italia. Quando un attore si ammalava, moriva improvvisamente o si feriva, il giovane Arnoldo accorreva a salvare la situazione sotto falsi nomi o vestito secondo le esigenze del copione.
Si trasferì a Napoli, dove fu assunto come speaker alla radio: fu lui, la mattina dell'8 settembre 1943, a comunicare a milioni di italiani la conclusione dell'armistizio. Ebbe ad affermarsi sia in campo radiofonico sia televisivo e nel doppiaggio. Tra i suoi film si ricordano: Altri tempi (1952) di Alessandro Blasetti, Infame accusa (1953) di Giuseppe Vari, Lorenzaccio (1954) di Raffaello Pacini, Totò e Carolina (1954) di Mario Monicelli, Il processo (1962) di Orson Welles, Il sorriso del grande tentatore (1974) di Damiano Damiani, Cento giorni a Palermo (1983) di Giuseppe Ferrara. Particolari caratterizzazioni ha poi fornito in film di vario genere, dallo storico al drammatico, fino al comico.
Ruoli di primo piano anche per la cantante Milva (al secolo, Ilva Maria Biolcati), nativa di Goro, che si è imposta soprattutto come interprete di canzoni e di recital di opere di Bertolt Brecht. Nel cinema, è apparsa in ruoli particolari: soprattutto La bellezza di Ippolita (1962) di Giancarlo Zagni e Via degli specchi (1982) di Giovanna Gagliardo; ma ha girato altri film in Francia e in Svizzera e ha lavorato con il regista polacco Kryzstof Zanussi.
Nel ruolo di se stesso è apparso in alcuni film tratto da canzoni di successo il cantante Gianni Meccia (Ferrara, 1931).
Un attore singolare è stato poi lo scrittore Giorgio Bassani che in "Le ragazze di Piazza di Spagna" (1952) di Luciano Emmer ha interpretato il ruolo di un professore.
Nel campo dei "non protagonisti", il cinema ferrarese annovera in modo particolare tre attrici. Pina Gallini (nativa di Bondeno) ha dato interessanti caratterizzazioni in una novantina di film. Un personaggio alla Tina Pica, dai modi bruschi e autoritari, piena di verve.
Nei film di genere, dal mitologico al poliziesco, si è fatta notare invece José Greci (figlia del giornalista Luigi): dal suo esordio, nel 1959, in Ben Hur di William Wyler, fino al 1974, ha interpretato una trentina di film.
Ferrarese è anche Rosy Mazzacurati (figlia dello scultore Marino) che ha lavorato anche con Alberto Lattuada (La spiaggia, 1954), Mauro Bolognini (Giovani mariti, 1958), Michelangelo Antonioni (La notte, 1961). Dodici i film al suo attivo: dall'esordio nel 1952 con Art. 519 Codice Penale di Leonardo Cortese, alla pellicola con cui ha abbandonato l'attività artistica, La monaca di Monza di Carmine Gallone (1962).
Un'attività marginale nel cinema l'ha svolta anche Antonio Battistella (Ferrara 1912, Roma 1980) che si è, invece, fatto apprezzare moltissimo in televisione. Fra i film da lui interpretati, Enrico IV (1943) di Giorgio Pàstina, Terza liceo (1953) di Luciano Emmer, Il ladro di Bagdad (1961) di Bruno Vailati, Maigret a Pigalle (1966) di Mario Landi, La casa rossa (1973) di Franco Giraldi.
Da non dimenticare, poi, la lunga schiera di caratteristi. Ne Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni si distinguono Maria Zanella, nel ruolo delle madre di Steve Cochran, ed Enrico Moncini in quello di un imprenditore edile (lo vediamo anche a fianco di Marcello Mastroianni nel film Un ettaro di cielo, 1958, di Aglauco Casadio, dove riveste il ruolo di imbonitore in una fiera paesana).
Da ricordare anche Franco Pelegatti per l'interpretazione del bullo di paese offerta nel film La donna del fiume (1955) di Mario Soldati, e Lola Bonora vista soprattutto nei film di Pupi Avati Balsamus, l'uomo di Satana (1968) e Thomas e...gli indemoniati (1969), in cui rivestiva il ruolo della moglie del protagonista (Edmund Purdom), una donna nevrotica continuamente impegnata a inventarsi gravidanze. Ha recitato anche in La lunga notte del '43 (1960) di Florestano Vancini, e negli sceneggiati televisivi Il mulino del Po (1971) e I fratelli Karamazoff (1969), entrambi diretti da Sandro Bolchi.
Nel cinema, anche l'ex gestore della "Vecchia Chitarra", il popolare Bertino Travagli che diede gustose caratterizzazioni in Permette? Rocco Papaleo (1971) di Ettore Scola con Marcello Mastroianni, in Anastasia, mio fratello (1973) di Steno con Alberto Sordi, in La poliziotta (1974) di Steno con Mariangela Melato e in Aiutami a sognare (1981) di Pupi Avati.
Per il fisico imponente fu interprete di western-spaghetti George Taylor (al secolo, Giorgio Soffritti, di professione bagnino). Da ricordare, poi, la sua apparizione nei panni di un focoso amante su una rombante motocicletta nel borgo del film La voce della luna (1989) di Federico Fellini.
Un'attività più intensa svolsero Beppe Faggioli e Giancarlo Baldini. Beppe Faggioli appare in alcuni film, a partire dal 1957 quando in Paternicilina di Adolfo Baruffi, film mai uscito per ragioni produttive, interpreta il ruolo di "profumino", un tipo effeminato che fa il filo a una ragazza già provvista di fidanzato. Ruoli intensi li ha offerti poi, fra gli altri, in La lunga notte del '43 di Vancini, in Giovinezza Giovinezza (1969) di Franco Rossi, in Il giardino dei Finzi Contini (1970) di Vittorio De Sica, in Amore amaro (1971) di Florestano Vancini, in La vela incantata (1982) di Gianfranco Mingozzi. Negli stessi film ha lavorato anche Giancarlo Baldini, di cui vanno ricordate anche le caratterizzazioni in alcuni film di Pupi Avati e una parte di rilievo in La vacanza (1971) di Tinto Brass, dove ha recitato a fianco di Vanessa Redgrave e Franco Nero.
I nuovi volti del cinema ferrarese sono rappresentati soprattutto da Gianni Fantoni, Giuseppe Gandini ed Elena Felloni. Il noto comico, apparso in programmi televisivi come Scherzi a parte, Striscia la notizia e Paperissima, ha fatto incursione nel cinema in alcuni film, fra cui E allora mambo (1999) di Lucio Pellegrini e Fantozzi 2000 - La clonazione di Domenico Saverni.
Ruoli di una certa serietà, sebbene venati di comicità, per Giuseppe Gandini: soprattutto in La cena (1998) di Ettore Scola e Volevo solo dormirle addosso (2004) di Eugenio Cappuccio. Nella pubblicità si sta affermando Elena Felloni, già intensa interprete in alcuni cortometraggi.