Questo numero di Ferrara.Voci di una città presenta una serie di interventi che cercano di coprire aree diverse di interessi e curiosità che privilegiano l’evocazione non solo del tempo andato con l’inevitabile concessione al momento più fulgido della storia ferrarese, il Rinascimento, ma anche a una recente storia non solo di Ferrara ma anche delterritorio ferrarese. Il commovente ricordo di Vittorio Emiliani sulla figura del grande regista Florestano Vancini apre la serie d’interventi con un doveroso omaggio a un intellettuale che ha onorato la città e il cinema italiano a cui segue l’altro ricordo sulla istituzione del Piccolo Credito e della figura di Luigi Franceschini delineata dal figlio Giorgio Franceschi di cui tutti conoscono i meriti culturali e politici. La memoria storica recente è ulteriormente arricchita dal ritratto che Gian Pietro Testa schizza di Giuseppe Campailla e della sua presenza a Ferrara e della importanza che l’illustre clinico ebbe nel campo della psichiatria. Un altro nucleo d’interesse storico è quello rappresentato dall’articolo sulla Battaglia d’Adua di Gabriele Battaglia e sui ricordi del nonno che partecipò a quell’impresa. Nel campo dell’arte si anticipa (Barbara Guidi) la grande mostra su Boldini che aprirà i battenti a breve a Palazzo dei Diamanti e si illustrano i restauri della sala del Tesoro di Palazzo Costabili attribuiti al Garofalo (Alessandra Pattanaro). Una delicata e partecipe esplorazione sull’erbario di Filippo de Pisis recentemente riscoperto da Paola Roncarati che qui ne illustra le valenze scientifiche e culturali soddisfa una ulteriore indagine sul Novecento ferrarese. Gustosa è poi la descrizione che Romano Guzzinati fa del Banchetto allestito per le nozze di Alfonso II e Barbara d’Austria dal punto di vista culinario e storico. Non va dimenticata l’illustrazione sulla Garzaia, l’oasi naturalistica, descritta da Castagnoli e da Gozzi. Particolare interesse rivestono gli studi di Andrea Nascimbeni su una recente scoperta d’archivio novecentesca e quella di Barbara Ghelfi sull’Archivio di Stato di Modena.