Il parco del Delta del Po

Scritto da  Angelo Giubelli

Un lavoriero in valle per la pesca dell'anguilla, Comacchio (FE).Una risorsa unica fra eccellenza naturalistica e modello di sviluppo

Il dottor Valter Zago, presidente del Parco Delta del Po, sembra un po' schivo nell'affrontare il bilancio di un intervento che è uno dei fiori all'occhiello della nostra provincia; poi cede e, sinteticamente, punta sugli obiettivi raggiunti che sono, in definitiva, quelli che hanno ispirato l'intera realizzazione.
'Complessivamente negli ultimi cinque anni,' afferma il presidente Zago, 'sono stati investiti 30 milioni di euro, principalmente con fondi europei, nazionali e regionali, grazie alla buona progettualità del Parco e dei suoi Enti soci.

 

Una suggestiva veduta del Castello della MesolaBen 60 miliardi di vecchie lire, per la conservazione della natura e la promozione dello sviluppo economico sostenibile, costituiscono solo uno degli indicatori del decollo del Parco. In questo senso, sul piano squisitamente ambientale, la migliore comprova del suo successo è data dalla spettacolare colonizzazione da parte dei fenicotteri rosa del Delta del Po.

Sono ormai 10.000 ? il nucleo più consistente di tutto il Mediterraneo - i fenicotteri rosa che popolano il Delta del Po equamente distribuiti sui due versanti, veneto ed emiliano-romagnolo. Ma è solo nel nostro Parco-esattamente nella Salina di Comacchio -che i fenicotteri hanno trovato dal 2000 il loro attuale unico sito riproduttivo italiano, interessato quest'anno da ben 900 coppie nidificanti. Un dato straordinario, se pensiamo che tutto ciò avviene in un territorio antropizzato, da sempre artificiato dall'uomo, in un paesaggio culturale costellato da tante emergenze storiche ed artistiche che giustamente l'Unesco ha legato, in un unico sito, alla Città rinascimentale di Ferrara.'


Interno della Manifattura dei Marinati a ComacchioIl Parco regionale del Delta del Po-Emilia Romagna, con i suoi 54.050 ettari di estensione, è il più importante parco della Regione e il più vasto d'Italia. La sua superficie insiste su parte delle province di Ferrara e Ravenna, interessando direttamente i comuni di Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e Ravenna.
Le finalità che il Parco emiliano-romagnolo persegue sono, statutariamente: la tutela del Delta storico del fiume Po, articolandosi attraverso il mantenimento, la valorizzazione e il restauro dell'ambiente naturale e storico, oltre alla realizzazione di interventi tesi allo sviluppo dei valori umani, sociali e culturali del territorio.
Torre Abate, manufatto idraulico estense del 1580, dotato di porte ?vinciane? per regolare il deflusso a mare delle acque interne.Il territorio del Parco si articola in sei 'stazioni' caratterizzate da altrettante specifiche emergenze di carattere naturalistico, paesaggistico e storico-testimoniale: Volano-Mesola-Goro; Centro Storico di Comacchio; Valli di Comacchio; Campotto di Argenta; Pineta di San Vitale-Piallasse di Ravenna; Pineta di Classe-Saline di Cervia.
La Legge Regionale del 1998 ha istituito il Parco, coinvolgendo un 'Consorzio' tra i nove Comuni e le due Province di Ferrara e Ravenna, con sede a Comacchio, per garantire la gestione del Parco in un permanente rapporto di coinvolgimento e partecipazione delle comunità locali interessate.
Direttore del Parco è l'architetto Lucilla Previati. Già borsista UNESCO all'Istituto universitario di Architettura di Venezia, ha esercitato la libera professione fino al 1997. Da allora ricopre l'incarico di 'regista' del Parco, con un contratto recentemente rinnovato fino alla fine del 2009.
Nel chiederle quale sarà il futuro del Parco, allo spegnimento della decima candelina di attività, l'architetto Previati risponde: 'È un'attività che mi ha portata a un continuo arricchimento, seppure nel groviglio dei problemi di carattere gestionale di un'area così complessa qual è il Delta del Po.' Subito, sorridendo, puntualizza: 'Non si chiede al direttore quale sarà il futuro, ma piuttosto ai soci del Parco, ovvero alle due province e ai nove comuni che ne fanno parte, vista la sua natura di ente consortile. Posso affermare, tuttavia, che il bilancio più recente del Parco è passato da 1 milione a 3,5 milioni di euro e che il personale è passato dalle 7 alle 40 unità di cui 33 a tempo indeterminato, oltre la media annuale di 10 collaboratori per progetti specifici a scadenza differenziata.'
Ma mentre qui, nel prestigioso palazzo di via Cavour a Comacchio, sede direzionale del Parco, si opera inevitabilmente tra numeri, statistiche e preventivi, si avverte il richiamo da fuori, dove ci si può addentrare nel fascino naturale del Delta. Naturalmente, il calarsi nell'ambiente implica, prima d'altro, una visita alla manifattura dei marinati intorno alla quale, per molto tempo, ha ruotato una percentuale importante dell'economia comacchiese.
Questa è una delle realizzazioni più appariscenti operate dal Parco del Delta: la ristrutturazione di gran parte del fabbricato con un intervento, non solo di recupero, ma di riattivazione dell'attività, istituendo il nuovo laboratorio della 'Anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio', che ha costituito così la ripresa di un'antica tradizione della Città di Trepponti.
In quale misura le popolazioni che vivono nell'Area del Parco possono sentirsi intimamente coinvolte in iniziative di così alto valore sotto il profilo dell'ambiente oltre che storico-culturale?
'L'area', ricorda l'architetto Previati, 'è certo vasta e costituita da una parcellizzazione di esigenze locali, ma questo è un problema che non abbiamo mai perduto d'occhio. Uno degli strumenti unificanti, non l'unico, è l' istituzione di un marchio che assicura la provenienza dei prodotti e ne garantisce la qualità, ottenuta attraverso metodologie a basso impatto ambientale e il miglioramento delle caratteriste ambientali.
Tale marchio viene conferito a quelle aziende ittiche, agricole e salifere situate entro i confini territoriali del Parco e disponibili al nostro controllo, attenendosi a una normativa che abbiamo già stabilita. Tuteleremo così i consumatori, ma garantiremo anche la credibilità dei produttoriì.
Il marchio concesso, attualmente, a una trentina di prodotti, è già una realtà e le potenzialità di coinvolgere operatori, oltre la sponda destra e quella sinistra del fiume Reno, sono numerose.
L'elenco dei prodotti agricoli con marchio include: asparago, carota, patata, radicchio, melone, cocomero, crema di asparago e vino del Bosco Eliceo. Lo stesso marchio è riservato anche a prodotti acquacolturali, quali: anguille e acquadelle, fresche o marinate, crema di acciughe, cefali, branzini, orate, passere, sogliole, govi, gamberetti, schille, vongole, cozze e ostriche. Nel settore avifaunistico il Parco del Delta ha profuso gran parte delle proprie risorse con risultati testimoniati dall'ultima iniziativa di birdwatching che, nell'aprile 2006, ha registrato la partecipazione di 3 0.000 appassionati.
Qual è l'attuale situazione faunistica nel Delta, dopo l'estinzione di tante specie, che è salita progressivamente a iniziare da quattro secoli fa? Lupi, castori e pellicani hanno lasciato traccia fino al XVII secolo; capriolo e gru, agli inizi di XX secolo secolo; la lontra nella prima metà degli anni Ottanta. Moretta tabaccata, pernice di mare, storione comune e storione del Naccari, sono ormai rarissimi.
Da un paio di decenni la tendenza al progressivo depauperamento del patrimonio faunistico sembra essersi arrestata, e in qualche caso invertita, grazie alla tutela di alcune zone.
Specie che erano assenti, come nidificanti, da più di un secolo, hanno fatto ritorno: il cormorano ha ricominciato a nidificare nel 1986 nelle Valli di Argenta e Marmorta; nel 1989 è ritornata la spatola; tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta hanno cominciato a nidificare gabbiano corallino, gabbiano roseo, beccapesci e la rara sterna di Ruppel. Anche predatori terrestri come volpe, tasso, donnola e faina hanno rapidamente ripopolato la pianura, irradiandosi dall'Appennino attraverso le aste fluviali e i corsi d'acqua.
La presenza del cervo delle dune nel Gran Bosco della Mesola è certamente rassicurante.
Un progetto Life, già realizzato in buona parte e di grande prestigio per il Parco del Delta, è quello del 'miglioramento dell'habitat per gli uccelli e della bonifica di impianti elettrici'. L'intero progetto ha comportato un investimento complessivo di oltre 5 milioni e mezzo di euro, reso possibile grazie a una partnership tra Unione Europea, Parco del Delta e l'Enel Distribuzione Spa che si è fatta carico in proprio del 60% dei costi. L'intervento ha trovato giustificazione dalla classificazione del Delta in Zona di Protezione Speciale per l'avifauna, presente con quasi 50 specie di importanza comunitaria, metà delle quali si riproduce in questo ambito.
Si era constatato che molti volatili morivano in seguito all'impatto con le linee aeree.
Si sono adottati quindi accorgimenti sofisticati là dove non sarebbe stato possibile l'abbattimento di parte dei tralicci e l'interramento di condutture, eseguito con tecniche d'avanguardia. Ora gran parte dei 110 chilometri di cavi elettrici, in zone a rischio ecologico, sono solo un ricordo.
Un capitolo a parte meriterebbe la ricchissima dotazione di importanti monumenti: l'Abbazia di Pomposa, S. Apollinare in Classe, chiaviche e manufatti di regolamentazione idraulica, gli stessi centri storici di Mesola, Comacchio, Ravenna e Cervia.
Il Parco del Delta, sia pure tra le difficoltà, insite in ogni grande impresa, progredisce; e progredisce al meglio. Quali dovranno essere i principi ispiratori per evitare dirottamenti di indirizzo? Una risposta c'è e si trova in una pubblicazione edita nel 2006 dall'Accademia delle Scienze di Ferrara, là dove il dottor Enrico Cocchi, dirigente del Servizio Intese Istituzionali e Programmi Speciali d'Area della Regione Emilia Romagna, con tono pacato, ma per questo non meno autorevole, così si esprime: 'Il parco deve consentire di acquisire dal vero quelle conoscenze spesso relegate esclusivamente nei musei.
La prova tangibile che, accanto ad eccellenze naturalistiche assolute, può convivere un modello di sviluppo dove l'attività antropica non è necessariamente estranea e perturbante.
Il parco deve esportare consapevolezze e conseguentemente ricchezze per l'intera comunità, in esso residente e non.Sono evidentemente delle riflessioni in libertà, ma con una suggestione, il parco visto come una gestione provvisoria attiva sino al momento in cui, in una sorta di era aurea, non ve ne sarà più bisogno, perché tutto il territorio sarà vissuto, gestito ed apprezzato per le sue peculiarità tanto antropiche, quanto naturalistiche'.