Documentare per immagini

Scritto da  Paolo Micalizzi

Pescatori di storioni di Carlo Rambaldi (1956)Un gruppo di cineasti ferraresi, fra cinema e televisione

Questa rivista ha già avuto occasione di occuparsi di alcuni cineasti ferraresi che per la loro attività si sono particolarmente distinti nel panorama cinematografico nazionale e internazionale. Ci riferiamo in modo particolare a Michelangelo Antonioni, Gianfranco Mingozzi, Folco Quilici e Florestano Vancini. Altri cineasti ferraresi si sono invece dedicati quasi esclusivamente alla televisione.

Sono personaggi che si sono formati a Ferrara negli anni Cinquanta nelle file del Cineclub Fedic, presieduto dall'industriale Giorgio Piacentini e nel quale si sono distinti altri cineamatori che hanno continuato la loro attività professionale senza dedicarsi esclusivamente al cinema: Ferruccio Cavaliere, Giorgio Santini, Armando Zecchi, Mario e Paola Marchetti, Maurizio Malucelli, Luigi Nonato, Pietro Schiesari.

Renzo Ragazzi, nato nel 1929, ha iniziato come documentarista sin dal 1953 in co-regia con Renato Dall'Ara e Walter Santesso. Il suo esordio nella regia avvenne nel 1958 con il documentario 'Piccolo panorama', per proseguire con 'Oggi c'è mercato', entrambi realizzati con Massimo Sani. Poi 'I mustri' che ha per protagonisti i bambini del Delta, 'La Ferrara di Giorgio Bassani', 'Possessione Cantelli' con propago nista una famiglia di mezzadri della campagna ferrarese, 'Chiamata a Scirocco' sulle difficili condizioni igieniche del Delta padano. Ma anche 'I figli non sono della guerra' sull'assalto delle donne di Bondeno al Municipio per distruggere i registri di leva, onde evitare ai propri figli di essere rastrellati dai tedeschi. È stato aiuto-regista di Florestano Vancini per una quindicina di documentari e per i lungometraggi 'La lunga notte del '43' e 'La banda Casaroli'. Ma in questo ruolo ha collaborato anche con Duccio Tessari, Sergio Corbucci, Luigi Scattini, Luigi Comencini, Antonio Pietrangeli, Dino Risi e altri fino ad arrivare nel 1969 a esordire nel lungometraggio con 'Il primo premio si chiama Irene', una precisa indagine sui costumi sessuali in Danimarca: un film censurato, che fece scalpore. Fu 'assolto' e rimesso in circolazione. Dal 1967 ha lavorato come regista per la televisione italiana dirigendo documentari e inchieste di carattere nazionale e internazionale. Qualche titolo: 'Pretori d'assalto', 'Le mani sull'acqua', 'Cent'anni di industria italiana', 'L'Europa dei pregiudizi' e molti servizi per la rubrica 'Grandi Mostre'.

Cesare Bornazzini, sceneggiatore de Le strelle nel fosso, sul set del film con il regista Pupi Avati Ha diretto anche alcune opere di fiction tra cui il telefilm 'Anna, giorno dopo giorno' su un'adolescente di Volterra che entra in una crisi profonda al momento della sua maturazione fisiologica.
A inchieste e ricostruzioni di carattere storico si è soprattutto dedicato in televisione Massimo Sani. Anche lui ha iniziato a occuparsi di cinema a Ferrara, dove è nato nel 1929, realizzando documentari nell'ambito del Cineclub Fedic Ferrara. Il primo è Incontro sul fiume' (1954), storia semplice e poetica di due innamorati che s'incontrano sugli argini del Po. Lo ha realizzato insieme a Ezio Pecora con il quale ha diretto anche 'Nozze d'argento' (1956). Altre ancora le opere realizzate nel periodo ferrarese dove importante è stato il suo ruolo di assistente alla regia per Alessandro Blasetti in 'Miracolo a Ferrara' sullo Stabilimento Montecatini della nostra città. Una collaborazione che gli aprì la strada di Roma dove ha iniziato la sua attività di regista realizzando inchieste per il telegiornale e per i programmi culturali della Rai Tv. Per la televisione è stato anche autore di testi e regie di teatro-documento e di improvvisazioni sceniche. Fra le sue opere si ricordano 'Berlino al rogo' (1964), 'La giustizia tedesca di fronte al nazismo' (1965), 'Torino, mezzo secolo' (1966), 'Persia, anniversario di un impero' (1971), '1943: dopo la fuga' (1973), '1944: Salerno, capitale' (1974), 'Nelle terre del Delta: uomini e Po' (1975), 'La controriforma e i Gesuiti' (1977), 'Testimoni del terrore' (1980), 'Dossier Olocausto' (1980), 'L'Italia in guerra' (1983), 'Prigionieri: i soldati italiani nei campi di concentramento' (1987), 'Quell'Italia del '43' (1993), ?Roma 1944: l'eccidio delle cave ardeatine? e altri ancora, sempre di carattere storico tanto da essere stato considerato uno dei giornalisti televisivi più attenti alla storia contemporanea (adesso, come Ragazzi, è in pensione e si dedica soprattutto, con incarichi di prestigio, all'attività nazionale ed europea dell'Associazione degli Autori Audiovisivi).
Massimo Sani, autore e direttore, e Gaetano Tumiati, testimone e consulente, al campo di concentramento di Fossoli nel luglio 1986, durante le riprese di Prigionieri In televisione, soprattutto come regista di programmi, ha operato Ezio Pecora, formatosi come già accennato nelle file del Cineclub Fedic Ferrara. Nato a Pola nel 1923, si era trasferito a Ferrara per motivi di lavoro: lavorava alla Banca d'Italia. Preso dalla passione per il cinema ha abbandonato l'impiego ferrarese per trasferirsi nel 1959 a Roma e dedicarsi professionalmente al cinema e alla televisione. Ha diretto per il cinema alcuni documentari fra cui 'Inverno a Goro' (1960) e 'La mano dei poveri' (1962) con protagonisti i fiocini di Comacchio, ma la sua attività si è svolta soprattutto realizzando molte trasmissioni come regista e dirigendo sceneggiati e inchieste, sempre apprezzati per serietà e professionalità. Prima come collaboratore di Folco Quilici, poi come autore ha realizzato una trentina di programmi. Tra questi: '25° anniversario del Trattato di pace', 'Stalingrado', 'Storia del sud: dal 1860 al 1914', 'Ritratto di famiglia', 'Un pugno di terra', '200 milioni di anni fa', 'Chi era Antonio Pigafetta?', 'Al di là delle colline', tratto da Cesare Pavese. Soprattutto a sceneggiature e romanzi hanno dedicato la loro attività Fabio Pittorru e Massimo Felisatti, due ferraresi che dopo essersi appassionati di cinema a Ferrara si sono trasferiti nel 1966 a Roma, per svolgere appunto attività di scrittori e sceneggiatori di testi per il cinema e per la televisione. A Ferrara facevano gruppo con Ragazzi, Sani, Pecora e altri, e avevano entrambi collaborato a soggetti e sceneggiature di documentari realizzati da quegli amici. Fabio Pittorru ne aveva anche diretti alcuni: 'Comacchio piange' (1951) sui funerali di Antonio Fantinuoli ucciso durante uno sciopero; 'Uomini contro il Po' (1952) sulla 'giarina'. Per un certo periodo la sua attività si è intrecciata con quella di Massimo Felisatti, scrivendo sceneggiati di successo come le due serie televisive 'Qui squadra mobile' o la sceneggiatura per i film di Florestano Vancini 'Violenza: quinto potere' e 'Un'estate in quattro', continuando poi individualmente con altri film.
Negli anni Cinquanta, Adolfo Baruffi ha realizzato alcuni documentari professionali, esordendo nel cinema insieme a Florestano Vancini. Da ricordare in modo particolare due lungometraggi: il primo del 1945, dal titolo 'La pianura', è un lungometraggio incompiuto, perché alla fine mancarono i fondi necessari. È un'opera di stile neorealista al cui soggetto ha collaborato Carlo Bassi, oggi autore di alcuni volumi su Ferrara e attuale Presidente FAI. C'è poi un lungometraggio che, pur essendo stato ultimato, non è mai apparso sugli schermi: una commedia in dialetto ferrarese, tratta da un'opera di Augusto Celati, che ruota attorno a un venditore ambulante di una pillola dagli effetti miracolosi che fatta prendere a una donna incinta aveva il potere di far apparire stampigliato sul nascituro il nome del padre. Da qui tanti equivoci. Il film non ebbe alcuna circolazione perché, parlato in dialetto ferrarese, non ebbe il visto di censura, in quanto la legge pretendeva il doppiaggio in italiano o i sottotitoli. Il regista non scese a compromessi, anche perché la sua idea iniziale era di far proiettare il film nel dialetto di maggiore diffusione nelle diverse regioni: in milanese per la Lombardia, torinese per il Piemonte e così via. Un'idea interessante che finì lì. Adolfo Baruffi, in seguito, abbandonò il cinema per dedicarsi ad altre attività, finché non si ebbero più tracce di lui.


Ezio Pecora, Fabio Medini e Renzo Ragazzi al Festival di Montecatini TermeNegli anni Sessanta, si è distinto nell'attività di regista di documentari professionali Fabio Medini, insegnante e appassionato di cinema tanto da essere stato in quegli anni anima del Cineclub Fedic Ferrara e del Cineforum ferrarese. Oltre ad alcune opere cinematoriali, ha diret to 'Vacanze a Ferrara' (1961), 'Ferrara, prima città moderna' (1962), 'Storia dell'Università di Ferrara' (1965). Alla fine degli anni Novanta, voleva cimentarsi nel lungometraggio tanto da scrivere la sceneggiatura del film 'Oltre la foce', ambientato nel Delta padano, che per ragioni produttive, più difficili per chi è lontano da Roma, non è stato ancora realizzato.
Poteva diventare regista anche un altro personaggio ferrarese diventato poi famoso come mago degli effetti speciali. Ci riferiamo a Carlo Rambaldi che nel 1957 diresse il documentario 'Pescatori di storioni'. Ma quando si recò a Roma per l'edizione finale del documentario incontrò un tecnico al quale raccontò che gli storioni del suo documentario erano finti e costruiti da lui elettromeccanicamente. Da qui la presentazione al regista Giacomo Gentilomo che stava realizzando il film 'Sigfrido' il quale gli chiese di costruire il drago che viene ucciso dall'eroe wagneriano. Il meccanismo creato da Rambaldi funzionò e questo gli aprì la strada del successo nel settore degli effetti speciali per il cinema, che lo ha portato a conquistare ben 3 Oscar: 'King Kong' (1977), 'Alien' (1980) ed 'E.T.' (1983). Negli anni Novanta, sono emersi altri nomi di registi, relativamente al cinema professionale, che potrebbero diventare i nuovi cineasti ferraresi: Cesare Bornazzini, Marilisa Calò, Giuseppe Gandini, Don Massimo Manservigi ed Elisabetta Sgarbi. Quest'ultima, nel 2005, ha esordito nel lungometraggio con 'Notte senza fine', molto apprezzato dalla critica.