Carte preziose
Scritto da Massimo RossiLa Corografia del Dvcato di Ferrara del 1645, di Bartolomeo Gnoli
Stati al medemo Dvcato confinanti, in otto fogli a stampa da incisione su rame (riprodotta nelle pagine seguenti). Le dimensioni sono ragguardevoli (1100 x 1428 mm, il foglio; 1040 x 1370 mm, la parte incisa) e, per importanza, questo documento rappresenta uno dei momenti fondamentali nella storia della rappresentazione cartografica del nostro territorio. Quando l'autore, il ferrarese Bartolomeo Gnoli, la pubblicò, aveva trentotto anni e già da un quindicennio lavorava nella pubblica amministrazione cittadina. La rapida carriera nel Maestrato dei Savi testimonia le sue spiccate attitudini di tecnico e cartografo.
Sappiamo che per suo stesso volere la raccolta doveva lla sua morte essere collocata «in perpetuo nell'archivio della ill.ma Comunità», così come era a disposizione dei periti pubblici l'altra grande raccolta di oltre duecento disegni appartenuta ad Aleotti (Biblioteca Ariostea, Ms. Cl. I. 763). La Corografia del 1645 costituisce, dunque, il preludio al primo atlante del Ferrarese. Ma la stampa di
Gnoli si collega idealmente nel titolo alla Corographia dello Stato di Ferrara con le vicine parti delli altri stati che lo circondano (1603) di Aleotti, la prima cartografia a stampa del Ferrarese. Mentre l'Argenta offrì la carta a Clemente VIII, Bartolomeo la dedicò a Innocenzo X. L'architetto argentano utilizzò il disegno per preannunciare il disastro idraulico, politico ed economico che causerà il Taglio di Porto Viro, e quarant'anni dopo la corografia gnoliana non potrà che certificarne gli avvenuti sconvolgimenti. La deviazione del ramo terminale del Po, solo abbozzata nel 1603, dimostrò pesantemente nel 1645 i suoi effetti sullo scalo portuale di Goro, come ben evidenziano le imbarcazioni che in tutti i sensi appaiono fuori scala. Il Taglio di Porto Viro condannò anche la straordinaria opera idraulica della Grande Bonificazione estense, e la stampa del 1645 ritrae puntualmente le depressioni paludose che tornano a formarsi nei terreni agricoli per le difficoltà di scolo dei canali artificiali nel loro sbocco al mare. In compenso, il fiume Reno, all'epoca di Aleotti intestato nel Po di Ferrara, è in Gnoli portato a spagliare nelle Valli di Marrara, anche se troverà solo a Settecento inoltrato la sua definitiva sistemazione in Adriatico. La Corografia documenta anche un episodio bellico, la «Guerra di Castro» (1642-1644), che proprio negli anni della sua pubblicazione fece nella cronachistica del tempo molto rumore, per nulla. Il confine ferrarese-polesano fu teatro degli scontri e la Corografia ospita le fortificazioni costruite dagli opposti schieramenti. A nord di Mesola troviamo il «Forte del Papa» contrastare il «Forte Veneto»; a Ponte del Lago Scuro il «Forte di Santa Maria» fronteggia sul Po il «Forte della Transigurazione» posto in riva sinistra. I fatti d'arme che coinvolsero la Santa Sede e una coalizione antipapale aizzata da Francesco I d'Este si conclusero con la pace firmata a Ferrara nel 1644, tutto ritornò alla normalità e i forti vennero smantellati anche se soggiorneranno a lungo nella cartografia dell'area deltizia. La Corografia di Bartolomeo Gnoli è importante perché è un documento pubblico che testimonia una presa di coscienza pubblica, come attesta lo stemma cittadino in basso a sinistra, e perché è redatta da un pubblico perito consapevole di offrire, attraverso la carta, uno strumento prezioso per leggere e progettare un territorio che trova nel continuo e attento monitoraggio le proprie garanzie di salvaguardia. La prematura scomparsa di Gnoli nel 1647, a soli quarant'anni, priverà il Maestrato dei Savi di un importante professionista, le sue cartografie costituiranno un modello di rappresentazione per un cinquantennio, e saranno riprodotte da Ferrante Franchi per il Duca di Modena e «manipolate» da Alberto Penna al fine di esporre il punto di vista ferrarese ai cardinali legati, foresti, chiama-ti ogni tre anni a governare l'estrema provincia pontificia.
Nel 1708 Giuseppe Tommaso Bonfadini, sempre sulla base della Corografia, presenterà la Topografia dello Stato di Ferrara, per le stampe di Francesco Bolzoni. Ma dovranno passare altri cinquant'anni per avere una nuova delineazione del Ferrarese. Ambrogio Barruffaldi e Andrea Bolzoni produrranno nel 1758 la Corografia del Ducato di Ferrara, e solo allora il lavoro di Bartolomeo Gnoli terminerà il suo lungo e onorato servizio. L'oculata acquisizione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara è apprezzabile anche dal punto di vista conservativo, considerata l'esistenza in Biblioteca Ariostea di soli due esemplari della preziosa stampa (RIA, Fondo Crispi, Serie XV, 11-15).