I casoni delle Valli di Comacchio

Scritto da  Aniello Zamboni

Un eccezionale ritrovamento ci permette di ricostruire l'importanza dei casoni nella storia del territorio vallivo

Un casone nel suo stato attualeOggi si contano sulle dita di una mano i casoni delle valli; li vediamo solitari sui dossi dello specchio lacustre risparmiato dalle bonifiche idrauliche del secolo appena passato; prossimi alla riva, sono una tappa dell'incomparabile scenario vallivo. I loro muri impregnati di salsedine raccontano ai visitatori storie d'altri tempi, quando l'acqua s'allarga[va] in campi senza fine (Filippo Carli, L'anima azzurra, Comacchio 1905) e quegli edifici erano o appostamenti per le guardie addette alla sorveglianza contro i pescatori di frodo (fiocinini) o la casa di valle: la dimora dei vallanti, gli addetti alla coltivazione della laguna e alla raccolta del prodotto, nel complesso di costruzioni murarie e di congegni per la pesca che prendeva il nome di stazione di valle.


Considerata l'estensione della laguna, oltre 50.000 ettari, i casoni, tra appostamenti e case di valle, erano molti. É possibile conoscerne il variare del numero e le modificazioni intervenute nella struttura in un vero e proprio "mare di documenti" (bandi, inventari, perizie, contratti, controversie giudiziarie e non, mappe...) che testimoniano le plurisecolari vicende delle Valli di Comacchio. Per esempio, ne troviamo settantasei in un inventario redatto nel 1815 (Archivio di Stato Roma, Cam. III, 905), che però ripor-ta soltanto i casoni delle valli di proprietà del Comune di Comacchio; omette pertanto le La lapide rinvenuta durante i lavori al casone Guarone.valli di Volano. Di diversa ampiezza secondo l'importanza della stazione o del luogo che i guardiani erano chiamati a presidiare, gli edifici configurano, e continueranno a configurare, per lo più l'antico fabbricato coperto di paglia, il casone appunto, da cui traggono il nome; sporadici quelli che si elevano al di sopra del piano terra (sei nel 1815), prevale la pianta rettangolare con murature in pietre in calce continue o a pilastrature; il coperto, a due falde, è in coppi su arelle in canna o su tavelle poggianti su terzere o arcarecci.Nell'inventario del 1815 sono elencati anche dodici case o casette o casoni di canna su colon[n]elli di legno con frontespizio di pietra, coperti di canna. Qualcuno ha il tetto di coppi e le pareti hanno la canna smaltata di calce. Segno che la decisione adottata poco più di due secoli prima, 1626, di costruire in laterizio tutti gli edifici delle valli fu adottata gradualmente nel tempo.
La ristaurazione dei casoni iniziò sotto il pontificato di Urbano VIII-Maffeo Barberini (1623 - 1644), contemporanea della ristrutturazione urbanistica che diede a Comacchio il volto che la città storica ancor oggi mostra in più parti.Il merito va a Francesco Cennini, cardinale di S. Marcello, legato di Ferrara dal 1624 al 1628, che nel 1626 provvide all'acquisto della delizia delle casette sul litorale, in crescente rovina, per abbatterla e ricavarne materiali coi quali fabbricare alle valli de'casoni murati (Arcasio Ricci, nota del 13 maggio 1621, Arch. Segr. Vat., Della origine della Città di Comacchio (1628), ASV, ms., arm. 48, reg. 41 ). Ricordiamo l'avvenimento con quanto scrive uno storico locale (Francesco Ferro, Istoria dell'Antica Città di Comacchio, 1701).
"Portatosi il Porporato a Comacchio, [...] (eccettuata quella dell'Isola, ed'Agosta), [trovò,] le case delle Valliformate di cannuccie , e poco habili a quelle genti [= i vallanti], che fra pioggie, e venti eran costrette habitarvi, conobbe che sarebbe un gran utile poterle in pietra cangiarle, e fatte comode con divisione di stanze, dar luogo a chi vi stava di poterle habitare. Rappresentato il tutto alla Santità di N. S. [Urbano VIII], [...] furno intese molto bene le sue ragioni, e approvato quanto propuose essere necessario d'effettuarsi [...]; restava solo d'applicarvi la mano.
Pensarno allora li Serenissimi [Duchi] di Modona di demolire il superbo palagio delle Casette, che tenevano al Porto, e già che non potevano godere quella superba delitia, ch'era l'unico decoro della nostra patria, né meno lasciarvi le sue vestigia, né potendo la R. C. [= Reverenda Camera] ritrovare occasione più bella di questa per haver pronto il materiale per le case che dissegnava, posto il negotiato dal Cardinale sudetto, ne fu fatto l'acquisto.
Perdessimo è vero un gran splendore, ma acquistassimo un gran comodo, e si può dire la vita di tanti, che marcivano nelle capanne [...].
Veramente fu opera insigne, essendo d'un Palagio fabbricate molte Castella; imperocché molte case vi sono, che fabricate in mezzo all'aqua tengon del singolare." L'impresa, celebrata da altri storici locali, è confermata dall'eccezionale ritrovamento di una lapide rinvenuta lo scorso anno in località Valle Campo, durante l'esecuzione di lavori di pulizia dell'argine Zanzulla, nei pressi del demolito casone Guarone o Gurone. Nel marmo sono accomunati i protagonisti dell'impresa, le cui armi sono effigiate in bassorilievo una sopra l'altra: in alto, maggiore, l'arme del papa Urbano VIII, che occupa i tre quarti dello specchio, sotto, quella di Francesco Cennini.
Tra le armi è incisa l'iscrizione a grandi lettere ANNO (a sinistra) e MDCXXVI (a destra). La preziosa testimonianza va considerata unitamente all'iscrizione un tempo posta sulla facciata dell'oratorio di Valle Caldirolo, nella quale l'operare del pontefice e del legato, non limitato alla ristrutturazione dei casoni, è egualmente esaltata.
D. O. M.
URBANI VIII. PONT. OPT. MAX. IUSSU
FRANCISCUS CENNINUS S. R. E. CARD.
S. MARCELL. NUNCUP. FERRAR. A LATERE LEGAT.
HIS IN LACUBUS AD CAMERAE APOST. UTILITATEM
ET PISCATORUM COMMODITATEM PLURES DOMOS
EX ARUNDINEIS IN LATERITIAS MUTANS CONSTRUERE
FECIT.:
PORTUS FIRMIORIBUS AGGERIBUS MUNIVIT.:
CANALE AD AQUARUM CONTINUATAM RENOVA-/
TIONEM ATQUE COMACLEN. AERIS SALUBRITATEM
FIERI CURAVIT. AN. SAL.
MDCXXVI
[= A Dio Ottimo Massimo/Per volontà di Urbano VIII,
Pontefice Ottimo Massimo/Francesco Cennini
Cardinale di Santa Romana Chiesa/detto di S. Marcello,
Legato a latere di Ferrara/in queste valli ad utilità della
Camera Apostolica/ e a beneficio dei pescatori parecchie
case/ di canna in mattoni fece costruire./
Rafforzò il porto con sponde più
salde/ebbe cura che fosse realizzato un canale per il
flusso e riflusso delle acque/ e per la salubrità dell'aria
a Comacchio.]

Da Aniello Zamboni