La lettura

Scritto da  Giuseppe Ungaretti
Alzo gli occhi. Vedo spalti. Perché queste mura?
Il Po lassù? Così alto? Come ci si sarà arrampicato?
Salgo. È lui! Fra gli esilissimi, lunghi pioppi delle golene.
Bisogna vederlo, questo signor Po, negli argini.
Cresce, sul suo alveo che non cessa di alzarsi, come un monumento. Si volge sui bastioni, matto come una belva alle sbarre. E allora, nel sapere che a due passi un'acqua scorre per aria tanto più alta della terra sulla quale cammino, l'effetto di terra mancante sotto i piedi mi si muta in grande stupore, mi pare di essere sceso anch'io nell'abisso, di muovermi dentro l'acqua, un'acqua che non mi bagna e, per paura di rompere l'incantesimo, resto di stucco.
E se quel matto saltasse il fosso? Ora capisco con tutta chiarezza un perché delle paludi, di tant'acqua che per essere portata a sfociare dovrebbe montare anziché scendere, il che per la liquida acqua è impossibile e contro natura; e lei s'impantana.


Il paese dell'acqua - da Il deserto e dopo - Milano, 1961