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Scritto da  Luciano Chiappini

Copertina del libro ''Perchè Ferrara è bella''.Libri e storie di Ferrara a cura di Luciano Chiappini.

Perché Ferrara è bella? Una domanda apparentemente banale e destinata a rimanere senza risposta che è ora il titolo della nuova fatica editoriale di Carlo Bassi: una guida atipica alla nostra città. Quella di Carlo Bassi non vuoi essere una guida concepita secondo gli schemi tradizionali, ma un invito e, al tempo stesso, un validissimo aiuto alla comprensione di Ferrara. Comprensione nel senso di intendere le motivazioni per cui la nostra città "è bella", mediante l'offerta di strumenti idonei allo scopo e di un'adeguata "chiave di lettura".


Se è vero che il significato di una città non si coglie con l'appello a una generica sensibilità o emotività, e neppure con l'ausilio di buone letture, occorre ritrovare l'ancoraggio di robuste regole in grado di introdurre una corretta appropriazione dell'immagine.
Seguendo le indicazioni dello studioso americano Kevin Lynch e la "filosofia dell'abitare" di Christian Norberg-Schulz (il presentatore della Nuova Guida di Ferrara di Bassi, pubblicata nel 1980), nonché i riferimenti teorici di Lewis Mumford, l'autore si propone di pervenire a una "mappa mentale" della città, dopo un'attenta riflessione sui fatti urbani storici e anche su quelli quotidiani - grandi, meno grandi e apparentemente secondari. Quindi accanto a monumenti, palazzi e chiese, «strutture di pura utilità, vegetazione, colore, odore, rumore, oggetti di vita, memoria, aria, cielo».

L'analisi della città deve partire dalle più vaste dimensioni per approdare a quelle minime attraverso ben concertati "percorsi", o sequenze di luoghi significativi, che consentano di individuare le singolarità e, nel contempo, il senso dell'assieme. I quartieri, o "ambiti", intesi in un senso più lato di quello corrente, sono aree urbanizzate chiaramente riconoscibili per le loro caratteristiche. Al loro interno si collocano i "luoghi", concepiti come parti di limitate estensioni, «frammenti di un discorso amoroso capace di intense suggestioni esistenziali», «elementi primari dello spazio esistenziale», punti significativi del quotidiano e dell'anima che Bassi esemplifica nelle lapidi dei fucilati dagli austriaci nel 1853 e dai tedeschi nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, nel monumento a Girolamo Savonarola, nella tomba di Cosmè Tura ai piedi del campanile di San Giorgio; insomma, momenti che coinvolgono la nostra esistenza e la nostra emotività.

Egli insiste su queste parti ben identificate della città come frammenti di un discorso suggestivo, nella precisa convinzione che la realtà urbana contenga in se stessa valori poetici da considerare non meno forti di quelli delle opere letterarie. Ferrara è "luogo" rispetto al territorio e, al tempo stesso, racchiude al suo interno vari "luoghi". Nel sistema entrano anche i "margini", un'articolazione consistente nel «confine fra due diverse fasi», (a mo' d'esempio, la strada della Giovecca e le Mura rinascimentali) e i "nodi", elementi segnati, punti strategici, congiunzioni o interruzioni: le piazze, i sagrati, i quartieri dell'antico castrum, il quadrivio degli Angeli.

La città in tal modo è sentita nella sua più autentica identità come un divenire faticoso eppure esaltante, attraverso l'evoluzione della sua storia; non per nulla Bassi premette un'analisi della vicenda storica ferrarese, toccandone per sommi capi lo svolgimento e non trascurando gli avvenimenti più importanti, in guisa che ne risultino più chiari il disegno della compagine urbana e la specificità dell'insediamento. A conferma della legittimità di tale impostazione, egli riporta l'autorevole parere di Sergio Bettini, per il quale «l'architettura è la struttura formale della storia».
Ma l'autore fa anche confluire l'esperienza del vissuto storico e l'analisi più accurata delle strutture architettoniche nell'offerta delle modalità più semplici, alla portata di tutti, dotti e indotti, per essere noi oggi partecipi di quelle gioie spirituali e di quel patrimonio d'arte.

A una nitida pagina intorno alla chiesa di San Giorgio Fuori le Mura aggiunge questa esortazione: «Godiamo di una pausa di riflessione sul passato: facciamo silenzio in noi e attorno a noi, e cerchiamo di sentire solo la geometria dei voli degli uccelli attorno al fusto rosso del campanile, custode di tanta alta memoria. Cerchiamo di farlo anche se è un esercizio difficile, costretti come siamo in un nodo di traffico, di rumori, di disordine urbano fra i più rilevanti della città.» Leggi il libro e il pensiero corre subito agli occhi sognanti, al sorriso ammiccante, cordiale, buono di Carlo Bassi.