Già abbiamo avuto occasione, nel primo numero di questa rivista, di sottolineare l'eccezionale importanza di questo corpus documentaristico e l'unicità, in Italia e non solo, di una raccolta da considerarsi pressoché esaustiva, in quanto l'autore ha - per così dire - passato al setaccio gli archivi affrontando la quasi impossibile impresa di leggere tutti gli atti notarili e di altra specie per trattenere poi quanto potesse riguardare, direttamente o indirettamente, la storia dell'arte, del diritto, dell'economia, della cultura, della società.
Il che non sarebbe risultato possibile se alla fatica non fossero state dedicate decine di anni di paziente, meticoloso, scientifico scavo.
L'affettuosa insistenza degli amici ha indotto successivamente Adriano Franceschini a distillare dai non so se centoventi o centocinquanta o forse ancor più numerosi quaderni di trascrizione e di appunti i documenti riguardanti un particolare settore, quello appunto della storia dell'arte ferrarese, con la riserva di passare in un secondo tempo a un altro campo, quello delle biblioteche private ferraresi del Quattrocento (peraltro già in corso di elaborazione).
Per rendersi conto del lavoro necessario per realizzare un'opera di questa portata occorrerà rilevare come, una volta effettuata la scelta di quelle migliaia di testi, Franceschini sia ritornato nelle biblioteche e negli archivi per rileggerli - magari dopo trent'anni - e controllarne scrupolosamente e filologicamente la trascrizione, che si è preoccupato inoltre di verificare con quella effettuata da ricercatori insigni, ma non sempre accuratissimi nel riportare esattamente le parole o nello sciogliere abbreviazioni.
Per di più, egli ha voluto esaminare con la dovuta accuratezza gli studi dei critici e degli storici dell'arte per rendersi conto dei documenti da loro consultati e considerati, con il fine di appurare se essi avessero conosciuto o meno i testi da lui pubblicati e se le attribuzioni - o comunque le argomentazioni da essi effettuate - fossero comprovate dalla straripante messe di nuove notizie ora venute alla luce.
Basta ripercorrere gli indici dei nomi degli artisti, dei nomi di luogo e di cose notevoli, nonché quelli relativi alle fonti per comprendere la smisurata latitudine del lavoro che - a ben riguardare - travalica lo spazio della storia dell'arte strettamente intesa, abbracciando le più varie attività dell'uomo e quindi offrendo uno spaccato, quanto mai prezioso in quanto rigorosamente documentato, di un percorso di civiltà.
Ora, se si riflette sul significato della presenza ferrarese ed estense nella storia dell'arte italiana ed europea in clima di umanesimo e di Rinascimento, appare ancora più evidente la fondamentale importanza di questo lavoro, da considerarsi ormai come un imprescindibile punto di partenza per quanti intendano approfondire gli studi in questo settore. Ed è pure da non sottovalutare la possibilità di rettifiche o addirittura di capovolgimenti di assegnazione di dipinti fino a oggi attribuibili solo sulla base di considerazioni meramente estetiche o stilistiche, quando subentrino documenti che risolvano ogni dubbio con la certezza del dato inconfutabile.
A questo proposito, Ferrara deve essere consapevole del contributo al suo patrimonio culturale offerto da un uomo fedele a un ideale di rigorosa ricerca, di studio appassionato, di continua e instancabile operosità nelle condizioni meno favorevoli o addirittura, talvolta, disagiate come quelle di chi affronta in non più tenera età trasferte quasi quotidiane in treno o in corriera, d'inverno con il ghiaccio o d'estate con il termometro fra i trenta e i quaranta gradi.
E c'è da chiedersi se si rifletta abbastanza sui meriti di chi, praticamente autodidatta, ha acquisito una tale preparazione dottrinale in campo storico, una tale competenza in materia di paleografia e diplomatica, un tale affinamento metodologico da venire continuamente richiesto di pareri, collaborazioni, consultazioni da parte di eminenti studiosi, di prestigiosi docenti universitari, di famosi accademici di tutto il mondo. Chi è autenticamente amico di Adriano Franceschini non può che riconfermargli la propria affettuosa, cordiale e solidale riconoscenza.