




e l’impressionismo francese Attorno alla metà degli anni Ottanta, Boldini realizza un dipinto di grande fascino che esula dall’ambito per cui è rimasto celebre, quello del ritratto. Si tratta della Cantante mondana, un’istantanea della Parigi di fine Ottocento e della vita che si svolgeva, nei caffè e nei salotti musicali che l’artista frequentava assieme ad amici e colleghi come Degas.
Palazzo Massari
L'ampia struttura di Palazzo Massari ospita:
- Museo Giovanni Boldini
- Museo dell'Ottocento
- Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Filippo De Pisis
- PAC Padiglione d'Arte Contemporanea
Il parco Massari è aperto al pubblico.
Mistero e fili d’erba in Filippo De Pisis
La ricomparsa dell’erbario raccolto in gioventù dal pittore ferrarese
Molti protagonisti della cultura hanno allenato la propria sensibilità artistica raccogliendo erbe, fiori, fusti, da allisciare e comprimere tra fogli di carta “sugante”: i grandi naturalisti certo, che ancor oggi fanno ammirare –non solo ai botanici- preziose collezioni di campioni
Boldini a Parigi (1871-1886)
Una grande mostra indagherà il rapporto fra Boldini
e l’impressionismo francese
Attorno alla metà degli anni Ottanta, Boldini realizza un dipinto di grande fascino che esula dall’ambito per cui è rimasto celebre, quello del ritratto. Si tratta della Cantante mondana, un’istantanea della Parigi di fine Ottocento e della vita che si svolgeva, nei caffè e nei salotti musicali che l’artista frequentava assieme ad amici e colleghi come Degas.
I Cavalieri di Malta a Ferrara
L'Ordine rende onore con un'emissione filatelica alla città che l'aveva ospitato
In una relazione al I Congresso di Storia Ospitaliera tenutasi a Reggio Emilia nel 1960, Andrea Ostoja ha presentato una serie di documenti inediti da lui rinvenuti nell'Archivio di Stato di Ferrara. Si tratta di un fascicolo di atti superstiti dalla distruzione bellica a Ro dove quelle carte erano state sfollate.
Questi documenti servirono per approfondire le ragioni storiche che determinarono la scelta di Ferrara, decisa da Leone XII per preservare l'Ordine dall'avidità di quanti miravano ad incamerarne i beni, come già avevano fatto francesi ed inglesi con la occupazione dell'isola di Malta. Il carteggio intercorso tra il Segretario di Stato Cardinale della Somalia con il Legato di Ferrara Cardinale Arezzo e il Luogotenente dal Magistero dell'Ordine Balì Antonio Busca, rivela una trama di relazioni diplomatiche di cui fu oggetto questo trasferimento.
Mona Hatoum
Una visione lucida della società contemporanea mutuata da una rigorosa ricerca estetica
Presentare le opere di Mona Hatoum alla XIII edizione della Biennale Donna rappresenta una scelta importante e qualificante che integra e completa la scelta artistica e culturale operata nelle ultime due edizioni.
La scelta di Mona Hatoum si è dimostrata perfettamente coerente per concludere, senza la pretesa di poter essere esaustiva, una indagine tematica così interessante e rivelatrice. Se uno degli aspetti più studiati è stato il nomadismo e, conseguentemente, l'identità culturale, la Hatoum ne è un esempio clamoroso.
Città a misura di bambino
Gli interventi della Fondazione e dell'Amministrazione comunale a favore dei giovanissimi.
I problemi del rapporto del bambino con la città hanno una lunga storia e prendono consistenza operativa, dopo una lunga elaborazione teorica, con il convegno Una politica grande per i più piccoli tenutosi a Bologna nel 1990.
In quella sede si è evidenziato come fossero necessarie strutture dove il bambino potesse passare alcune ore della sua giornata in compagnia di coetanei, ma anche di genitori e nonni, intrattenuto su mille temi relativi al gioco e al lavoro da esperti pedagogisti, mentre gli adulti partecipavano alle attività dei bambini o familiarizzavano tra loro.
Si è riscontrato che così operando la formazione del carattere e della personalità si conduceva secondo più equilibrati parametri, con un arricchimento notevole anche della formazione degli adulti accompagnatori i quali sono, alla fine, i maggiori responsabili del processo educativo del figlio o del nipote.
Boldini: opere su carta
Ferrara Arte e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara dedicano una mostra e un catalogo a Giovanni Boldini.
Una mostra a Palazzo dei Diamanti e una catalogazione completa. Sono trascorsi sessantadue anni da quando Cesare Brandi allestì, nelle Sale Benvenuto Tisi da Garofalo a Palazzo dei Diamanti, il primo nucleo del Museo Giovanni Boldini, facendo proprio il criterio museografico che già nel 1931 Giuseppe Agnelli aveva suggerito al Podestà di Ferrara, Renzo Ravenna, artefice dell'accordo con Emilia Cardona Boldini che rese possibile la nascita del museo e, con essa, la realizzazione - sia pur soltanto parziale - di un progetto coltivato dall'artista stesso a partire dal 1922: «Adattarlo» aveva scritto Agnelli a Ravenna, «a studio di pittore servendosi anche di mobili di Boldini».
L'Ottava d'Oro
Ambienti, atmosfere e personaggi legati alla celebre manifestazione ariostesca rivivono nel ricordo di un ragazzino.
Talvolta, nei miei saltuari, fuggevoli ritorni a Ferrara, amo abbandonarmi a lenti pellegrinaggi nei punti più diversi della città per rendermi conto dei cambiamenti, ma soprattutto per ritrovare scorci e atmosfere della mia giovinezza.
Molte cose sono cambiate, da allora, e tuttavia basta l'acciottolato di una via appartata o il verde di un giardino intravisto da un portone, per riportarmi alla memoria scene della mia infanzia, per far rivivere personaggi che da tempo non ci sono più.
Vocazione: arte moderna
La Fondazione nata per volontà di Giuseppe Pianori dota Ferrara di un tesoro di bellezza.
Oltrepassato il cancello in ferro battuto, percorso il vialetto ghiaiato che porta direttamente al primo Gran Claustro della Certosa di Ferrara e imboccato il portico a sinistra, dopo il mausoleo di Borso d'Este, al sesto arco - fra quelli di Guido, morto nel 1925, a 48 anni; di suo figlio Gino, undicenne, e della madre, Ines Federici, vedova Pianori, nata nel 1874 - c'è il medaglione lapideo di Giuseppe Pianori, classe 1906 e nativo di Portomaggiore. Come direbbe Gianfranco Rossi nelle sue Memorie senza teatro, «è così che finiscono le storie, al cimitero, in giornate grigie, fra voci sommesse di pianto e dignitose lacrime»: là dove «superbia e prepotenza sono eternamente mute e tutte le umane disparità in un punto adeguate», secondo lo stile ottocentesco di Giuseppe Petrucci che scrive da Bologna attorno a Il Genio della Giurisprudenza ovvero della statua del Prof. Giuseppe Ferrari.