San Cristoforo alla Certosa

Scritto da  Anna Maria Iannucci

Chiesa di San Cristoforo alla Certosa: la facciata.Fra gli interventi della Fondazione, anche il restauro di un'importante chiesa rossettiana.

Fra i sacri edifici attribuiti all'architetto Biagio Rossetti, l'impianto di San Cristoforo alla Certosa rappresenta un punto avanzato della ricerca culturale, come sottolinea anche Bruno Zevi.

La primitiva fabbrica certosina era stata fondata nel 1452 da Borso d'Este in un'area esterna alle mura medievali di Ferrara, area poi inclusa nell'addizione di Ercole I, quando venne edificato, nell'ultimo decennio del XV secolo, il nuovo Tempio che gli studiosi ritengono dovuto all'architetto e urbanista ducale Biagio Rossetti, già autore del celebre piano urbanistico di espansione.


La chiesa rossettiana s'imposta secondo uno schema longitudinale, interrotto dal braccio del transetto, che all'incrocio costituisce un alto vano coperto a cupola, per poi nuovamente approfondirsi nel presbiterio prolungato, verso l'abside. All'interno è immediato il richiamo alla Chiesa di Sant'Andrea di Leon Battista Alberti.

Il terremoto del 1570 portò trasformazioni, ed ancora nel tempo si attuarono modifiche all'assetto generale soprattutto dopo le soppressioni napoleoniche, fino a quando, fra il 1813 ed il 1830, si convertì tutto il complesso già certosino alla funzione cimiteriale.

Chiesa di San Cristoforo alla Certosa: la facciata.Nell'analisi dettagliata delle permanenze e varianti rossettiane, nella trama degli elementi architettonico-decorativi, si rintraccia il repertorio in variazioni mature, caro all'architetto ducale.
Zevi sottolinea anche lo "stupendo effetto paesistico" del complesso di San Cristoforo in quella particolare zona dell'Addizione Erculea, scenario della innovatrice progettazione urbana.

A seguito delle soppressioni napoleoniche andarono perduti molti particolari relativi all'arredo liturgico della chiesa compreso il coro, sostituito poi con quello ottocentesco già nella soppressa Chiesa di Sant'Andrea. Manomissioni interessarono anche l'altare con il ciborio ligneo del 1596, opera dei bolognesi Maldrati e Donati con pitture su rame di Agostino e Ludovico Carracci. Il ciborio che era stato confinato in magazzino sarà oggetto di restauro nel 1913.

I danni apportati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale daranno luogo alla serie degli interventi di ricostruzione e consolidamento a opera del Genio Civile, che si prolungarono per oltre un ventennio; ma ancora nel 1975 la Chiesa verrà chiusa per pericolo di crollo e si approntarono allora i progetti che portarono ai restauri statici attuati nel corso degli anni Ottanta.

È proprio nel 1980 che quadri e arredi sacri si trasferirono, per ragioni di sicurezza, nei Musei cittadini, né tornarono alla riapertura al culto della Chiesa, all'inizio degli anni '90, quando si chiusero abside e cappelle laterali e la chiesa rimase priva della quadreria che, dall'inizio del XX secolo si era incrementata con dipinti, molti dei quali fra i più significativi della produzione ferrarese fra XVII e XVIII secolo, provenienti da altri edifici religiosi chiusi durante le soppressioni.

Si riaccende l'attenzione su San Cristoforo con il protocollo d'intenti sottoscritto in data 13 novembre 2000 fra soprintendenze, Prefettura di Ferrara, Comune e Provincia di Ferrara, Archidiocesi di Ferrara-Comacchio e Fondazione Cassa di Risparmio, e avente come oggetto il restauro e la valorizzazione delle chiese rossettiane.

Chiesa di San Cristoforo alla Certosa: il complesso della Certosa.Sulla base del progetto redatto dall'architetto Andrea Malacarne per incarico dell'amministrazione comunale e già approvato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna, un primo finanziamento è stato inserito nell'accordo di programma fra Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Regione Emilia Romagna, prevedendo il co-finanziamento fra stato, regione e amministrazione comunale.

E sulla nuova impresa incentrata su San Cristoforo, si è posta anche l'attenzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, già impegnata nel restauro di Santa Maria in Vado e degli affreschi dell'abside della Cattedrale, insieme con la Soprintendenza di Ravenna e quella per il patrimonio storico artistico di Bologna.

Il restauro, che si pone come obiettivo primario la ricucitura dell'interrotto rapporto fra architettura e apparato decorativo, e il ritorno dei dipinti nella loro sede, sarà anche l'occasione per proseguire le indagini materiche e le osservazioni in sito, iniziate nel cantiere di Santa Maria in Vado.