
E questo a Corrado importava ! Seguì D'Ormea a Siena nel 1910 e qui, per tre anni, al lavoro ospedaliero aggiunse la frequenza presso l'Istituto di fisiologia di Brunacci che gli permise di approfondire le conoscenze anatomo-fisiologiche sul sistema nervoso.
Si impegnò molto nella ricerca in campo neuropsichiatrico e pubblicò contributi di tecnica manicomiale, di clinica e terapia su riviste specialistiche cui partecipò anche in qualità di redattore.

Poi tutto termina. Dissapori e divergenze politiche con l'autorità prefettizia lo portarono nel 1931 ad abbandonare la professione. Ho l'impressione che Corrado Tumiati possa essersi trovato nuovamente di fronte al dilemma Medicina o Lettere. Questa volta l'ago della bilancia si sposta decisamente verso le Lettere. Si stabilisce a Firenze e qui muore nel 1967. A Ferrara, il cui ricordo ogni anno più acuto e dolente in lui risorgeva come quello di una persona cara, con volto sempre più bello ('nebbia e caldo', lo condivido anch'io!) non tornò più. Nella splendida Certosa della città, come ho potuto constatare, nella tomba della Famiglia Tumiati, Corrado non riposa.
Nella grande guerra, Tumiati dal giugno 1915 al settembre 1919 è anche soldato: tenente medico negli ospedali territoriali; in prima linea nel Carso e sul Piave; responsabile di ospedaletti da campo; organizzatore a Trieste dei servizi sanitari del Corpo dei Finanzieri. Credo che egli rientri nella complessa cornice del medico-soldato in cui ognuno ha la sua storia da raccontare; ognuno esprime emozioni ed esperienze del tutto particolari, legate anche alla propria professione specialistica di base. Tumiati è proprio tra questi. Non dimentichiamo che era di Ferrara e che la locale Accademia delle Scienze Mediche e Naturali, nell'aprile del 1916, su proposta del Presidente Gaetano Boschi, psichiatra, dava avvio alle pratiche per l'istituzione di 'Riunioni medico-militari' subito approvata dall'Ispettorato di Sanità militare. Tali riunioni, aventi ad oggetto 'Medicina e Chirurgia di guerra', aperte, oltre ovviamente agli accademici, ai medici degli ospedali militari e della Croce Rossa di Ferrara e Rovigo, sono documentate nei relativi 'Atti.
In questi si può leggere e apprezzare una 'memoria originale' di Tumiati del luglio 1916. L'intestazione è: 'Ospedale militare di riserva di Ferrara, Reparto speciale per malattie nervose diretto dal maggiore medico prof. Gaetano Boschi'. Il titolo: 'La guarigione sollecita del mutismo di guerra col metodo del Lombard, per il dottor Corrado Tumiati, tenente medico'.

'Il peso di quel'umanissimo fardelo mi è rimasto nel cuore? Perché, più dei pericoli, delle privazioni e dei disagi ai quali il medico va incontro come ogni altro combattente? il peso di quel servire nasce dala crudele coincidenza di due doveri spesso contrastanti: quelo del medico e quello del soldato.
[...]La consuetudine col dolore non ispegne la sensibilità, quando c'è, ma l'affina e l'irrobustisce[...]Prova di questo sembra essere la passione comune, da sempre a tutti i medici per le manifestazioni superiori della letteratura e dell'arte[...]. L'esperienza quotidiana del dolore altrui e l'orientamento materialistico del suo pensiero fanno necessariamente di lui il più deciso avversario d'ogni violenza e d'ogni guerra.
[...]Non mi sono proposto di maledire o di esaltare la guerra (proposito inutile in entrambi i casi) ma di coglierne vari aspetti senza nascondere le mie e le altrui debolezze né le mie o le altrui qualità.
Questo imparziale atteggiamento parve condannabile e pericoloso ai censori del passato regime. Nel 1935 un editore milanese, deciso a pubblicare questi racconti, li sottopose alla censura locale, ma questa, spaventata, se ne lavò le mani e ne consigliò l'invio a quella di Roma. Dopo vari mesi due sbirri si presentarono alla mia casa con un foglio romano dove la sentenza di 'divieto alla pubblicazione' era scritta in tutte lettere.
Penso che in uno Stato civile ogni scrittore, se non violi le leggi, abbia il diritto di chiedere il giudizio dei suoi lettori senza il beneplacito di chi siede al governo.
[...]Tutto sarà vano se i lavoratori non troveranno in sé stessi la forza di incrociare le braccia davanti a ogni officina d'armi e di munizioni o di rifiutare la penna e la parola ai tiranni di domani e ai mercanti di sempre[...].
Zaino di Sanità fu pubblicato solo nel 1947, in unico volume assieme a una ristampa de I tetti rossi.
I tetti rossi, appunto: il titolo potrebbe derivare dal nome popolare attribuito in varie regioni d'Italia all'ospedale dei 'pazzi'. La sua origine si perde nel tempo e sarebbe tutto da vedere. Libro d'artista (premio Viareggio di lire 10.000 nel 1931); I tetti rossi, di un autore proveniente da altra professione ha arricchito la letteratura del tempo di conoscenze nuove e di umanità. Nella prosa scorrevole e moderna, di uno scrittore sereno che scrive senza intenzioni filosofiche o polemiche, i 'pazzi' sono considerati nella loro realtà effettuale, nell'ambiente stesso in cui vivono e soffrono. Si tratta di ricordi e di annotazioni di un uomo incline a rappresentare le cose che più lo colpiscono, il quale vive per dovere di professione in un manicomio.
Il libro che ha conosciuto recente ristampa è costituito da brevi capitoletti contenenti ritratti di malati o di persone con essi, per varie ragioni a contatto (medici, suore, infermieri, parenti); scorci d'ambiente; riflessioni e commenti. Ciascun capitoletto sta a sé, frutto di osservazioni conchiuse. Se in apparenza frammentario, in realtà il libro è armonico e il tutto acquista organicità non per preconcetto schema o predisposto processo formativo, o per voluta ricerca di determianti effetti, bensì per la spontanea ideazione e lo spontaneo svolgimento: sensibilità e delicatezza fanno da collante!
Molti, circa 70, gli scritti letterari di Tumiati, che fu anche storico della medicina. Io mi riprometto di leggere queste opere che ancora non conosco e mi auguro di poter tornare sull'argomento, unendomi a quanto espresso da Cherubini: 'Bisogna avere l'attenzione di meditarlo, di leggerlo senza fretta; arrestandosi ad ogni capoverso. Tumiati apparirà sempre più valido. E' uno scrittore che guadagna ad essere letto e riletto con la più esperta età?'. A me sembra ora di essere in queste condizioni !
C'è molto altro da dire su Tumiati letterato: il giornalista, il traduttore, il poeta. L'economia di queste righe non basta a cogliere le variegate espressioni della sua straordinaria personalità.
Mi limito solo a segnalare che, a Firenze, soprattutto gli anni che conclusero il secondo conflitto mondiale, e quelli successivi, segnarono nella sua vita una svolta decisiva. Il Corriere dela Sera gli avrebbe aperto le porte della terza pagina e riviste di prestigio quali Pan e Pegaso lo vollero tra i loro collaboratori. Ci fu poi l'incontro e l'amicizia con un gruppo di intellettuali: letterati (Vittore Branca), critici (Pietro Pancrazi), musicisti (Luigi Dallapiccola), pittori (Giovanni Colacicchi), politici e giuristi (Piero Calamandrei) e tanti altri. Quest'ultimo, giusprocessualista, lo volle vice direttore e redattore della rivista politico-letteraria Il Ponte, apparsa nel 1945. Il programma era già nel titolo: permettere agli uomini di ricominciare a passare verso nuove rive. In particolare, e mi piace segnalarlo, la paternità autentica del titolo della rivista spetta a Tumiati. 'Ponte' intendeva significare ricostruzione morale, attraverso la cultura e la letteratura, della personalità umana nel senso più libero e responsabile.
Ricordo ancora la sua partecipazione alla fondazione dell'Associazione dei Medici Scrittori Italiani che nel 1952 gli affidò la direzione del periodico La Serpe; nonché la lunga collaborazione (fino al 1963) con L'illustrazione del medico, edita dai Laboratori Magistretti di cui forse qualche medico avrà ancora memoria.
Da segnalare il suo impegno e la sua competenza nella traduzione di classici stranieri, soprattutto francesi (Rénard, Marivaux, Musset e tutto il teatro di Molière). E, a proposito di traduzioni, si deve aggiungere la collaborazione editoriale richiestagli da Elisabeth Mann (figlia di Thomas) che volle accanto a sé proprio lui, collega di lingua italiana, colto e intelligente.
Da ultimo la figura del poeta; la presento attraverso le sue stesse parole: Memoria di me. E sono versi struggenti:
Come pesa il mio passo, come pesa.
Il mio piede sottile lascia un'orma
fonda, precisa
sopra l'umida distesa.
Un'orma segue l'altra e ale mie spalle è tracciato il cammino che ho percorso. Giunto ala diga, giunto alla mia mèta, stanco mi siedo.
Con lo sguardo il cammino ripercorro,
ma l'orme dei miei passi più non vedo.
Non è tutto di Corrado Tumiati; ma un po' di tutto, messo insieme con vero sentimento di ammirazione.