Sviluppo nella coerenza

Scritto da  Sergio Lenzi
Ultima assemblea dei soci: Luigi Vezzani, al centro nella foto, è stato nominato membro de: Organo di Indirizzo della Fondazione.Anche nel 2005 sono aumentati i volumi erogatori e i progetti finanziati

Continuità, concretezza, fare sistema: mi sembra che possano essere questi i termini coi quali riassumere il 2005 della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
I numeri rivelano certamente molto del nostro lavoro. Durante l'anno scorso la Fondazione ha esaminato 595 progetti, accogliendone 441, e l'impegno erogatorio è stato di 6.416.000 euro, rispetto ai 5.625.000 euro del 2004.
La maggior parte delle risorse (oltre il 78%) è stato destinato ai tre settori rilevanti (Arte e Cultura, Sanità, Ricerca Scientifica). Riguardo le dimensioni economiche dei singoli progetti, ci appare importante notare come le erogazioni pari o inferiori a 5.000 euro siano appena il 7,99% del totale deliberato, quasi tre punti percentuali in meno dell'anno scorso. Una dato che rivela quanto la Fondazione sia sempre più concentrata su progetti rilevanti, pur non trascurando le necessità minime delle molte realtà associative del nostro territorio.
Deve però essere chiaro che la progettualità operativa, è e sarà sempre più elemento posto a base dell'intera azione della Fondazione.

Ma oltre a ciò, mi preme spiegare in maniera più approfondita le strategie che sottendono a questi risultati.
Prima fra tutte il rapporto con la Carife S.p.A., di cui deteniamo il 66,67% del patrimonio azionario. Grazie a questo legame, l'Istituto di Credito gode di maggiore trasparenza e stabilità di governance operativa di medio-lungo periodo. L'essenza di questa governance è la stessa che ha animato i fondatori della Cassa nei primi decenni dell'800: credere e investire nel locale perché il locale è la dimensione naturale della nostra società, perché il locale è la casa di valori comuni, condivisione di interessi, vicinanza ai problemi della gente, stimolante incubatore di nuove idee.
Quello di credere nella banca è stato un investimento straordinario per la Fondazione, i cui risultati sono ben visibili nell'incremento delle proprie erogazioni. Le quali, a loro volta, sono gli 'interessi' percepiti da Ferrara per avere un tale sistema locale di Banca e Fondazione Carife.
L'aumento delle disponibilità impone alla Fondazione una costante opera di adeguamento dei propri sistemi di destinazione di tale patrimonio. A tal proposito la cosiddetta normativa Ciampi ci ha permesso di effettuare una programmazione triennale dei settori rilevanti di intervento, cui poter affiancare altri ammessi. Tra i primi, nel già ricordato segno della continuità, abbiamo confermato Arte e Cultura, Ricerca Scientifica, Sanità. Si tratta ovviamente di ambiti assolutamente centrali per lo sviluppo della nostra provincia e per il mantenimento di un'alta qualità della vita della comunità.
L'attività in questi settori è stata caratterizzata da una notevole varietà di sostegni offerti a beneficiari della società civile. Sostegni che, sia ben chiaro, non vengono distribuiti 'a pioggia', ma valorizzando sia la qualità delle proposte, sia la loro capacità di far parte di un più ampio tessuto di attività del territorio. Ecco perché la Fondazione si occupa di progetti della portata di diverse centinaia di migliaia di euro, ma anche di altri che ci impegnano per cifre minori. Certo la dimensione economica di un'iniziativa ha la sua importanza, ma ciò che determina il nostro favore è essenzialmente lo spessore progettuale di un'idea, la sua concretezza, il suo 'fare sistema' all'interno della società.

Dicevo poc'anzi che i numeri hanno un peso in sé. Investire su un progetto dalle grandi cifre significa fare una scommessa importante, significa credere in quello che si fa.
Da questa prospettiva, nel campo dell'Arte cittadina, si devono leggere i tre acquisti di opere d'arte, 'I grandi fiori di Casa Massimo' di De Pisis, 'Pentecoste' di Girolamo da Carpi e 'Ascensione' di scuola ferrarese del 16° secolo.
Sta poi procedendo molto bene la realizzazione di uno dei più grandi e complessi progetti della nostra storia. Il restauro e la ricollocazione degli arredi interni a San Cristoforo alla Certosa procede nei tempi e ai costi preventivati. Una delle eredità più interessanti che questo progetto potrebbe lasciare per il futuro è la creazione di un'atmosfera in cui le principali istituzioni pubbliche e finanziarie della città stabiliscano un tavolo comune di coordinamento di operazioni di tutela artistica e promozione culturale a Ferrara. Qualcosa di simile, tutto sommato, a quanto abbiamo iniziato a fare per la ricerca scientifica, attraverso la creazione del Comitato dei Sostenitori dell'Università di Ferrara. Si tratta di un'altra grande scommessa della Fondazione. Uno strumento moderno, agile e volto all'efficienza, con il quale l'Ateneo cittadino accoglie risorse economiche ferraresi. Ma anche uno strumento utile col quale la città osserva e conosce la propria università.
Infine, nel settore sanitario, l'impegno dalle dimensioni più rilevanti è sicuramente la costituzione di un nuovo Centro Provinciale di Medicina Sportiva e Riabilitativa. Si tratta un'iniziativa dalle grandi ricadute per la salute dei nostri concittadini, che peraltro si inserisce in un progetto di riqualificazione architettonica, dal momento che il Centro verrà ospitato negli ambienti restaurati dello storico Motovelodromo, il cui contesto urbano circostante verrà a sua volta rivalorizzato dal Comune di Ferrara.
È questa, quella della collaborazione tra e enti e della trasversalità operativa degli interventi, la strada che tutti dobbiamo seguire insieme, in un continuo dialogo e confronto comune.
Una riflessione a parte meritano i cosiddetti Settori Ammessi. Denominazione che, è bene chiarirlo subito, non definisce una loro subalternità operativa rispetto ai tre ambiti appena sopra trattati. I dati di bilancio parlano infatti chiaro, dal momento che ogni anno la Fondazione destina sempre più del 20% del proprio bilancio alle diverse categorie deboli della nostra società.
In questi sei settori riteniamo appaia evidente la motivazione del nostro impegno. Si tratta della realtà quotidiana della nostra società, con la quale dobbiamo confrontarci in tante occasioni. E' un altro aspetto di quella ricerca dell'identità di una popolazione, che trova sicuramente spunti di approfondimento nell'arte e cultura, ma che passa per un'idea condivisa di rispetto, tutela e valorizzazione della persona.
A ben vedere, tutti i settori sopra elencati sono parte di un disegno complessivo che si riassume nell'ultimo settore citato, ossia quello del Volontariato. I diversi aspetti di assistenza alla persona, per le necessità fisiche, per quelle morali ed educative sia di giovani che di anziani, così come l'attenzione ai valori familiari o di solidarietà verso chi vive situazioni di disagio, raramente possono prescindere dalla collaborazione con il volontariato. Ed è su questa linea che abbiamo incentrato la nostra azione, per valorizzare l'importanza e la centralità di ciascun essere umano, la necessità di prestare attenzione alle sue molteplici esigenze, assicurando nel contempo la crescita delle realtà di associazionismo e volontariato che agiscono in parallelo alle istituzioni. Infatti esse producono e riversano nella nostra società un volume di benessere, di azioni positive che supportano efficacemente la rete pubblica e ne integrano l'azione, attuando così un ciclo virtuoso di creazione di valore. 

Vi è un'ambizione finale, rappresentata dalla volontà di definire e consolidare un quadro dei valori e delle azioni che compongono la rete complessa su cui si regge l'idea di società civile che è propria della nostra gente, per trasmetterla alle generazioni future affinché le stesse possano svilupparla e farla evolvere nella realtà multietnica che si propone come prospettiva più immediata anche per il nostro territorio.
La componente universale del nostro agire, che nelle righe immediatamente precedenti era riferita alla dimensione valoriale, quest'anno ha trovato sua applicazione anche nella variabile geografica. Come noto la Fondazione destina le sue risorse in maniera quasi esclusiva al territorio ferrarese e alle zone circostanti. Il terribile maremoto del dicembre 2004, la straordinarietà di quella catastrofe, ci ha però spinto a produrre una doverosa eccezione.
La volontà di fare la nostra parte, di rispondere alla responsabilità della nostra cittadinanza in questo mondo, è stata prima di tutto dettata da un'interessante riflessione interna alla Fondazione. Quella cioè di coniugare l'elemento fermamente localistico della nostra attività, con la necessità di intervenire quando chiamano i grandi bisogni, anche se provenienti da migliaia di chilometri di distanza.
La verità, ci siamo detti, è che la dimensione locale del nostro lavoro non è determinata dalla convinzione che il mondo inizi e finisca a Ferrara, e nulla di ciò che accade al di fuori della nostra provincia ci possa o ci debba riguardare. Localismo non è sinonimo di provincialismo, anzi. Se quest'ultimo è un atteggiamento chiuso, rivolto a se stessi e al ristretto ambito geografico in cui si vive, il localismo di cui parlo è la propensione a valorizzare specificità e risorse del territorio anche in funzione di auspicabili contatti con il mondo esterno. È cioè costante disponibilità al confronto e allo scambio con gli altri, attraverso ciò che ci caratterizza più profondamente.
Un'idea di sviluppo locale e di identità che si definisce nel rapporto con ciò che è diverso, esterno, anche lontano. E un'idea di sviluppo che contempla anche l'inserimento della propria comunità all'interno di un sistema globale di relazioni, tanto economiche e culturali, quanto sociali e di cooperazione.
Oggi siamo sempre più convinti che una società locale moderna, civile, al passo coi tempi, sia una società che sappia individuare propri ambiti di responsabilità all'interno della società globale, e sappia realizzare concrete azioni per il benessere di tutti.
È all'interno di questa cultura che si deve collocare la decisione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara di finanziare il progetto del VIS, nota organizzazione di cooperazione internazionale delle Opere Salesiane, per il miglioramento delle strutture sanitarie dell'ospedale di Nilaveli, in una delle zone dello Sri Lanka più colpite dallo Tsunami lo scorso anno. Questi risultati sono raggiunti attraverso una struttura operativa estremamente snella. I nostri apprezzabili volumi di lavoro non sono prodotti nonostante questa snellezza, ma grazie ad essa. Questa scelta ci permette di ridurre al minimo i costi di funzionamento della Fondazione, a tutto vantaggio dell'attività erogatoria verso il territorio.
Un atteggiamento, questo, che ci sembra coerente con i nostri obiettivi istituzionali, di stimolo e sostegno delle idee e progetti che emergono dalla società ferrarese, e non tanto di un debordante protagonismo diretto del nostro Ente.
È questa la prospettiva dalla quale osservare il nostro sito internet. Semplice ed essenziale, privo di una grafica accattivante come molti altri siti istituzionali. Ma appositamente studiato per l'accessibilità ai disabili, e soprattutto pensato per raccogliere in via telematica le richieste di finanziamento da parte dei nostri beneficiari.
Uno strumento in grado quindi di snellire ulteriormente il lavoro del nostro settore progetti e agevolare il contatto con i partner della Fondazione.
Ecco quindi dimostrata, credo, la correttezza dei tre termini descrittivi del nostro lavoro con cui ho aperto questo articolo. Un sostanziale mantenimento della rotta iniziata diversi anni fa, sia come scelta dei settori di intervento, che soprattutto come definizione delle strategie di azione. La ferma volontà di fare della Fondazione un semplice 'strumento' al servizio della città, e per questo uno strumento utile alla produzione solo di risultati concreti. Ed infine la consapevolezza di essere inseriti nel mondo a noi circostante, sia esso definito dai più svariati soggetti sociali della nostra provincia, sia esso definito da slanci di civiltà e solidarietà che possono legarci a popoli e culture geograficamente lontani da noi.
La modernità e l'efficacia del nostro agire, elementi in grado di produrre numeri e storie presenti nei nostri bilanci, sono il risultato non solo delle scelte fatte, ma prima di tutto di una determinata cultura. Voglia di fare e scommettere sul futuro nonostante i problemi del presente, credere nel confronto e nella collaborazione con gli altri soggetti della nostra comunità. Questa è la cultura che si respira in Fondazione, e che la Fondazione intende trasmettere attraverso il proprio lavoro per Ferrara. 


L'AUTOBUS DEI BAMBINI

Autobus dei bambiniUn autobus diventato biblioteca e ludoteca per i bambini costretti a lunghi periodi in ospedale: questo è Biblù, il nuovo automezzo gestito dall'associazione C.I.R.C.I., stabilmente parcheggiato di fronte al dipartimento di Pediatria dell'ospedale S.Anna di Ferrara.
Tra i compiti dei 30 volontari impegnati nell'attività c'è anche quello di invogliare i bambini alla lettura. Una funzione quindi sociale, quella di Biblù, che però ha anche importanti risvolti culturali. Per i piccoli pazienti che non possono recarsi all'autobus, i volontari del C.I.R.C.I. hanno adattato un carrello sanitario per il trasporto di giochi e libri in giro per i reparti.
Come ormai noto, lo stato d'animo del paziente gioca un ruolo importante nella guarigione da una malattia. Il livello di serenità, mantenimento della creatività e la risposta a stimoli esterni, sono elementi importanti nell'assistenza sanitaria offerta ai bambini ospedalizzati.
Il C.I.R.C.I. svolge questa attività dal 1996, e quest'anno la Fondazione ha contribuito all'allestimento dell'autobus. Il nuovo mezzo ha capacità di spostamento.


DANTE A FERRARA

Anna ProclemerBrani della Divina Commedia, in una eccellente interpretazione di due grandi attori teatrali, il tutto calato nella cornice del Duomo di Ferrara.
Le due serate di 'Lecturae Dantis' sono state davvero uno dei più spettacolari eventi culturali dell'ultimo anno nella nostra città.
Nella prima serata la grande Anna Proclemer ha recitato il canto V dell'Inferno e il XXXIII del Paradiso.
Qualche sera più tardi è stata la volta del ferrarese Alberto Rossatti, cimentatosi in una scelta di versi dai canti III, XXVI e XXXIII dell'Inferno.
Particolarmente interessante è risultata essere l'ambientazione delle letture. Il tema cristiano del Giudizio Universale, che sta alla base della Divina Commedia, è infatti replicato per ben due volte nella Cattedrale di Ferrara.
Le parole di Dante si sono così mescolate con le figure del Bastianino.
'Lecturae Dantis' è un'iniziativa culturale interamente sostenuta dalla Fondazione Carife. 


BASSANI A PARIGI

Il manifesto dell'eventoLa capitale francese ha onorato lo scrittore ferrarese Giorgio Bassani con alcune iniziative di grande spessore culturale tra le quali il colloquio internazionale 'Giorgio Bassani. Le roman de Ferrare' cui hanno partecipato i più importanti critici europei del nostro scrittore.
Il colloquio, come le altre varie manifestazioni, è stato coordinato dall'Istituto di Cultura Italiana in Francia. Una grande mostra tenuta alla Salle du Vieux Colombier 'Giorgio Bassani. Il giardino dei libri' ha visto la presenza anche di due quadri di proprietà della Fondazione Carife: Madonna con Bambino e San Giuseppe del Garofalo, e Conversione dello Scarsellino.
Le celebrazioni dello scrittore ferrarese, di cui daremo conto in seguito, hanno ospitato anche la presentazione della nuova traduzione francese dell'opera bassaniana edita da Gallimard.
Nel sottolineare l'impegno della Fondazione all'intero evento, l'ennesimo che in pochi anni ha saputo portare la storia della nostra città oltre i confini italiani, va ricordato come l'opera bassaniana ormai abbia raggiunto quello statuto di un classico della contemporaneità.
La rappresentazione delle abitudini e mentalità della comunità israelitica borghese e benestante di Ferrara, l'incantesimo dell'infanzia improvvisamente rotto dall'avvento del fascismo, l'invalicabilità delle classi sociali: sono questi i temi che Bassani affronta nelle sue storie vissute all'approssimarsi della seconda guerra mondiale.
La Ferrara di Bassani diventa pertanto una dimensione storico-esistenziale capace di raccontare un'intera epoca.