La legge delega parlava di "riordino della disciplina civilistica e fiscale". Le nuove norme avrebbero dovuto portare possibilmente ordine e chiarezza. L'intento era di traghettare questi soggetti, dediti a fini di utilità sociale, verso la personalità giuridica di diritto privato e la disciplina civilistica. Nel contempo si mirava ad incentivare la dismissione delle partecipazioni bancarie, ritenendo la situazione precedente non compatibile con lo sviluppo del sistema bancario da un lato e delle attività benefiche delle fondazioni dall'altro.
Nella pratica le cose sono sempre più complesse di quanto appaiano. Il testo definitivo della legge è risultato il compromesso tra diverse tendenze e diversi interessi che erano emersi nel corso del dibattito tra Camera e Senato, cosicché alla fine non si è tenuto conto nel modo dovuto di un fatto fondamentale che contraddistingue il mondo delle Fondazioni e cioè che era costituito da due tipologie di soggetti, diversi tra loro per origini ed organizzazione giuridica: in particolare la distinzione sostanziale che ci riguardava rimane l'esistenza di un'Assemblea di Soci privati cittadini, quale organo di riferimento per le attività e le responsabilità del Consiglio di Amministrazione. Quest'ultimo in altre Fondazioni risultava invece praticamente autoreferente.
Con la previsione legislativa di un nuovo soggetto, l'Organo di Indirizzo, sovraordinato al Consiglio di Amministrazione, si era risolto il problema per alcune Fondazioni, ma per altre e per la nostra in particolare si era aperta una questione sul ruolo e sui poteri dell'Assemblea dei Soci. Non era cosa di poco conto, poiché da quell'Assemblea traevano origine un radicamento storico di oltre centosessanta anni, una capacità di superare le ragioni dei singoli per ricercare sempre l'interesse comune, una forza propulsiva che aveva portato la Cassa, e poi la Fondazione ad interagire con la città di Ferrara e con il suo territorio nel perseguimento del progresso economico e sociale.
Il percorso di approvazione del nuovo statuto è quindi stato condizionato principalmente da questo aspetto, che ha prevalso anche su altre questioni aperte dal dettato normativo o dal successivo atto di indirizzo.
È ancora vivo nella memoria di tutti il susseguirsi di confronti, approfondimenti, ricorsi giudiziari e sentenze che per l'anno 2000 hanno segnato la vita della Fondazione.
Solo sul finire dell'estate, dopo una sentenza del TAR dell'Emilia Romagna a noi favorevole, la situazione cominciò a migliorare e grazie anche ad un costruttivo rapporto instaurato con i dirigenti e funzionari del Ministero del Tesoro, si è riusciti a individuare le soluzioni più opportune per salvaguardare l'Assemblea dei Soci e le sue prerogative, nel rispetto della legge.
Il nuovo Organo di Indirizzo sarà sicuramente in grado di fornire adeguato contributo alla vita della Fondazione ed al miglioramento della qualità del servizio che intendiamo continuare a rendere alla comunità ferrarese. Infatti, i cinquanta componenti saranno designati per la metà dall'Assemblea dei Soci, così da assicurare un canale di trasferimento delle competenze ed esperienze che sono proprie della stessa. Gli altri venticinque saranno designati da un ventaglio di soggetti (Comuni, Provincia, Camera di Commercio, Curia, Università, Sindacati, Ordini Professionali, Associazioni di categoria e di cultura), assicurando nel complesso un'equilibrata rappresentanza delle realtà e professionalità che il territorio può esprimere.
Una volta insediato questo importante organo, occorrerà rendere velocemente operativa la nuova realtà assicurando il varo del nuovo regolamento delle erogazioni, finalizzato a disciplinare con puntualità i passaggi del processo erogativo, dalla ricezione della domanda, alla verifica dei risultati e alla valutazione del rapporto costi/benefici. In questo modo saremo in grado non solo di dare pubblica contezza delle procedure e criteri su cui si indirizza l'operatività della Fondazione, ma soprattutto saremo in grado di attuare confronti ed elaborazioni più efficaci sui progetti.
Un'ultima considerazione riguarda la Cassa di Risparmio di Ferrara, di cui la Fondazione detiene la partecipazione di controllo, mentre la legge vigente ne prevede la riduzione. In questo momento appare sicuramente difficile pensare alla dismissione, tenuto conto delle incertezze poste dal procedimento di indagine aperto dalla Commissione Europea per le presunte agevolazioni contenute dalle disposizioni fiscali della Legge Ciampi. Risulta particolarmente difficile pensare alla dismissione se, come in alcuni ambienti bancari, comincia a farsi strada l'idea che "il perseguimento del profitto non è il primo obiettivo del sistema bancario". Lo è invece, "sostenere lo sviluppo del Paese", che in Italia coincide con lo sviluppo della piccola media impresa.
Qui a Ferrara a interfacciare queste realtà imprenditoriali c'è ancora una Cassa di Risparmio forte, attiva ed attenta alle imprese, alla crescita del territorio. E sono certo che la Fondazione, per quanto le compete, cercherà con tutte le sue forze di salvaguardare questa caratteristica, non per il piacere del possesso di uno strumento finanziario locale così importante, ma per la consapevolezza che il perseguimento degli scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico che ci competono può essere più agevole se saremo affiancati anche in futuro da una banca locale sana e non soggetta a condizionamenti da parte di padroni lontani, estranei alla nostra realtà.